a tutela dei diritti del lavoro e per la difesa del Contratto Collettivo Nazionale

Il portavoce regionale di Sinistra Ecologia e Libertà Giovanni Paglia e il consigliere di SEL-Verdi in Regione Gian Guido Naldi hanno incontrato il 24 settembre il segretario regionale della Fiom-Cgil Gianni Scaltriti per esprimere il sostegno di Sinistra Ecologia Libertà Emilia-Romagna alle iniziative di lotta promosse dalla Fiom a tutela dei diritti del lavoro e per la difesa del Contratto Collettivo Nazionale.

“Le azioni della Fiat e di altre industrie presenti sul nostro territorio e le decisioni unilaterali di Federmeccanica – hanno affermato i due rappresentanti di SEL – mettono in discussione le condizioni di lavoro e i diritti democratici fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione. C’è una grande parte del mondo del lavoro che oggi deve lottare per la difesa dei propri diritti, e ce n’è una, altrettanto numerosa, alla quale non è ancora riconosciuta nessuna tutela e nessuna garanzia. Noi condividiamo le preoccupazioni dei lavoratori e sposiamo la loro protesta, così come intendiamo impegnarci, in tutte le sedi opportune, per ottenere la legittima estensione dei diritti per tutti i precari del mondo del lavoro, come i ricercatori delle nostre Università”.

“Per queste ragioni – concludono Paglia e Naldi – Sinistra Ecologia e Libertà Emilia-Romagna aderisce alla manifestazione nazionale del 16 ottobre e si impegna a promuovere nei prossimi giorni una serie di iniziative volte alla buona riuscita di questo importante momento di protesta”.

I rappresentanti della Fiom saranno invitati ai congressi di Sinistra Ecologia e Libertà in corso nei territori per illustrare ai partecipanti le ragioni e gli obiettivi della manifestazione.

Assemblea degli ISCRITTI

A tutti gli iscritti a SEL della provincia di Ravenna.

Vi ricordo che,
come deciso all'ultima assemblea, ci ritroveremo questo Sabato, per discutere degli elementi programmatico-progettuali in vista delle prossime elezioni provinciali.

Può chiaramente partecipare chiunque voglia contribuire alla discussione, portando le proprie idee o semplicemente ascoltando.
L'appuntemento è per Sabato 2 ottobre 2010 alle ore 15.30 presso il circolo Aurora di via Ghibuzza 12 a Ravenna.

il portavoce provinciale
Fabrizio amici

comunicazione interna 6

ciao a tutti,

vi invito lunedi sera alle 20.30 per discutere il seguente ordine del giorno.
1) convegno sul tema del lavoro da realizzare ad ottobre.
2) convegno sul tema mafia da tenersi il 13 novembre

3) situazione congressuale
4) situazione nazionale

Al momento non è stato definito il luogo del ritrovo (sede di Casola o a Riolo Terme), vi informerà il nostro portavoce al momento in cui lo contatterete per la conferma della vostra presenza.

Francesco Rivola
Portavoce SEL Valle del Senio

Primarie, dieci domande a Chiamparino e Vendola

1. Le primarie non sono ancora certe. Perché secondo te è importante andare alle elezioni primarie?
C: Oggi la sinistra manda al paese un messaggio che – a voler essere benevoli – è incerto. Il punto di partenza è quindi avere un programma ed un messaggio chiari. Entrambi hanno bisogno di una figura, di un volto che li rappresenti e li porti avanti. Le elezioni primarie sono lo strumento che lo consente. Non saprei suggerirne uno diverso…

V: L’importanza delle primarie deriva dal nostro essere all’interno di un passaggio d’epoca. Per archiviare il berlusconismo è indispensabile un’operazione politico-culturale tale da rappresentare un gigantesco fatto democratico nella società italiana: una riappropriazione della politica come bene pubblico. C’è bisogno di un grande dibattito su futuro del paese, sul come uscire dalla crisi, sui percorsi per superare la deriva antropologica introdotta dalla precarizzazione del lavoro e di conseguenza della vita intera, e questo percorso, secondo me, si può avviare solo con le primarie. Infine, le primarie servono a evitare che si formi, ancora una volta, una coalizione al ribasso, basata su un’alleanza fra conservatorismi. Una coalizione che puntasse a difendere le rendite di posizione sarebbe non inutile ma controproducente. Quando diciamo che serve una grande alleanza dovrebbe essere chiaro che s’intende un’alleanza con il popolo, nella quale tutti i partiti del centrosinistra devono sapersi mettere in gioco. Per costruire il cambiamento si deve essere disponibili a cambiare.

2. Venuto meno il miraggio dell’autosufficienza del Pd si pone a tuo parere la necessità di ripensare all’organizzazione della sinistra? E in che modo?

C: Certo che mi parte indispensabile. Ci vuole una sinistra e ci vuole una sinistra modernizzatrice (so che questa parola non piace ai lettori de Gli Altri) che, quindi, deve avere al suo centro il Pd , ma deve nascere dal confronto aperto con le altre forze. Rivendico il copyright della definizione “nuovo ulivo” che ho usato per primo in un’intervista a Repubblica. Ho usato questa definizione perché evoca una stagione politica in cui la sinistra ha vinto. Certo non posso pensare di proporre il modello dell’Unione che non ha saputo né vincere né governare.

V: La cosa peggiore sarebbe continuare a rincorrere una modellistica astratta. Non si può pensare di affrontare in laboratorio, magari con formule tipiche del marketing elettorale, un tema profondo e drammatico come quello della crisi dei partiti e segnatamente dei partiti di sinistra. In Italia, tutta la politica è in movimento. A destra sono ormai in campo opzioni strategiche differenti. Il centro sta vivendo una fase di ristrutturazione importante. È davvero incredibile che non esista invece alcun dibattito sulla sinistra. Come se affrontare sul serio il tema del futuro della sinistra non volesse dire misurarsi su una visione del futuro e sulla difesa del nesso tra i diritti sociali e quelli di libertà. Certo, è ovvio che qui non si parla di una sinistra intesa come botteghe, nicchie ideologiche, rendite di posizione ma di una sinistra che vuole uscire dal minoritarismo per cambiare il corso della storia nazionale.

3. Su quali temi in campagna elettorale si può pensare di contrapporsi a Berlusconi sconfiggendo la sua egemonia sulla società italiana?

C: I temi sono quelli che nel paese si sono già posti in questi anni ai quali, però, occorre dare risposte nuove. Dobbiamo contrapporci a Berlusconi sui temi della legalità, temi sui quali le forze di maggioranza si sono spaccate. Legalità significa certo rispetto delle leggi, ma anche soluzione del conflitto di interessi e tempi certi per i processi. Quello dei tempi dei processi non è un tema della destra, ma ci riguarda e riguarda il paese. Un mio amico imprenditore mi ha raccontato di aver vinto in Olanda dopo solo 21 giorni un processo per cui ha avuto un risarcimento di dieci milioni di euro. In Italia è inimmaginabile, ma se non ci sono tempi certi per la giustizia non c’è né giustizia né legalità. In secondo luogo in questo paese è necessaria una vera rivoluzione industriale. In Italia non si produce più o, almeno, si produce sempre meno. Ma siamo un paese troppo grande per poter vivere solo di turismo. Sono stato di recente al Moma di New York e sono rimasto colpito dalla mole di prodotti industriali che abbiamo sfornato nel passato. E adesso? Infine dobbiamo usare il federalismo per una riforma della pubblica amministrazione, del fisco e delle prestazioni sociali. C’è molto da fare. In Italia pagano meno tasse proprio coloro che immobilizzano i capitali: si paga poco per la successione e per le rendite finanziarie. Pagano molto i lavoratori e le imprese. È una situazione che blocca lo sviluppo e il paese.

V: Il tema centrale è la lotta alla precarietà. Non solo della precarietà nel lavoro, ma della vita, delle persone, delle famiglie, dell’ambiente. La precarietà è il paradigma dell’epoca in cui la globalizzazione dei mercati va di pari passo con la polverizzazione dei corpi sociali, in cui all’integrazione finanziaria corrisponde la disintegrazione sociale e culturale. È questo il Giano bifronte del mondo odierno. Ricostruire un nesso tra libertà, conoscenza, lavoro, vita, forme di comunità, partecipazione e spazio pubblico rappresenta allora il terreno sul quale costruire una grande piattaforma di cambiamento. Il che, solo per fare qualche esempio tra i tanti, significa difesa scuola pubblica, conferma e ampliamento dei diritti del lavoro, costruzione di una diplomazia della pace.

4. La crisi economica ha mostrato un paese particolarmente debole che ha riproposto le ricette del rigore senza riuscire ad impostare un nuovo welfare. Quali proposte avanzeresti per un nuovo eventuale governo?

C: La sinistra o un governo di sinistra devono innanzitutto completare la riforma del mercato del lavoro. Dobbiamo fornirci di un sistema che dia garanzie a tutti, non solo a chi ha già un lavoro. Sostengo la necessità di un salario di disoccupazione sia pure secondo regole precise. Certo il disoccupato non deve essere mantenuto a vita dallo Stato, se rifiuta un certo numero di offerte di lavoro deve perdere il salario di disoccupazione, ma vi deve essere un servizio di accompagnamento al lavoro. Nessuno deve essere abbandonato se stesso. Occorre poi restituire ai comuni e agli enti locali un’autonomia impositiva. Se si deve tagliare, meglio tagliare ai ministeri. Un nuovo modello di welfare si costruisce su questa autonomia e sulla sussidiarietà. A costruirlo devono contribuire anche le famiglie, il volontariato, le organizzazioni sociali. Ci vuole più società e meno stato, certamente, ma la società deve essere aiutata altrimenti il minore intervento dello Stato significa solo più tagli di spesa.

V: Riformismo è una delle tante parole che negli ultimi decenni sono state snaturate e stravolte sino ad assumere connotati opposti a quelli originari. Quando Tremonti e la destra parlano di riforme, alludono in realtà alla cancellazione di decenni di riforme reali, e troppo spesso la sinistra li ha seguiti su quel terreno. Intervenire con un piglio riformista significa invece mettere in opera politiche economiche che mirino a incentivare l’innovazione sia di prodotto che di processo, e a imporre un’idea di competizione capace di convivere con un paradigma forte di cooperazione. Per il welfare vale lo stesso discorso: rinnovare non significa cancellare o restringere, e l’idea di un welfare che rimuove il mondo del lavoro semplicemente non esiste. Un welfare moderno è quello che punta, più che sull’assistenza, sulla promozione di percorsi di valorizzazione e che affronta le nuove emergenze sociali. Un welfare che parte, oltre che dal lavoro, dalle donne e dai migranti, dalla centralità delle questioni di genere, dal declino di una società paternalistico-autoritaria.

5. Le recenti scelte di Fiat, Federmeccanica e Confindustria delineano un nuovo protagonismo degli imprenditori e un nuovo modello di relazioni industriali. La sinistra può rispondere? E in che modo?

C: La sfida di Marchionne va interamente accettata. Sia chiaro, io non sono d’accordo né con i licenziamenti, né con i gesti unilaterali che la Fiat ha fatto in questi mesi. Ma non posso sfuggire al problema posto dall’amministratore delegato della Fiat: abbiamo un sistema produttivo per cui nel settore auto c’è il doppio dei lavoratori della Polonia o del Brasile e questi producono la metà. E allora che fare? Intanto il governo metta dei soldi, come ha fatto Obama, come hanno fatto altri governi europei. E i sindacati si decidano a fare come i loro colleghi tedeschi: partecipino alle decisioni dell’azienda e si facciano garanti dell’attività dei lavoratori.

V: Marchionne ha sferrato questa offensiva frontale perché gli è stato consentito di farlo, perché l’arbitro ha smesso di essere neutrale ed è entrato in campo a favore di una parte e contro i diritti del lavoro. Grazie a questo ruolo del governo, Marchionne e Federmeccanica, invece di capire che non si può ripristinare una situazione di subalternità, subordinazione e mortificazione del mondo operaio, si sono convinti che è possibile cercare una sorta di soluzione finale dei diritti del lavoro. Di fronte a una politica aziendale che, in nome della modernizzazione, arretra sino all’Ottocento, la sinistra, e a maggior ragione un governo di centrosinistra, devono saper fare della difesa del mondo del lavoro e dei diritti dei lavoratori la propria bussola.

6. I modelli dei federalismo finora messi in campo delineano un paese a due velocità e rischiano di penalizzare il meridione. Come pensi che la sinistra possa affrontare il nodo di un federalismo solidale?

C: Penso che il federalismo possa essere utile per dare efficacia alla pubblica amministrazione, ma penso che debba essere un processo graduale. Alle regioni più deboli deve essere dato un sostegno con verifica e per un certo periodo di tempo, alle più forti deve essere data maggiore autonomia. Ma il federalismo non può essere immediato, deve seguire il modello spagnolo della gradualità anche perché solo in questo modo se ne potranno verificare i benefici. Finora non riusciamo né a vederli né a prevederli.

V: Il federalismo in salsa leghista è nella sostanza secessione. Parte da un’idea degli interessi locali contrappositiva invece che cooperativa, penalizza alcune aree e ne privilegia altre invece di introdurre una dinamica virtuosa di solidarietà e potenziamento reciproco delle specificità regionali. Quel modello di federalismo va contrastato strenuamente, e al suo posto va messa in campo un’idea di federalismo solidale ed europeo, tale appunto da funzionare come motore per l’intero paese e non per le sue aree più ricche.

7. In questi due anni di governo Berlusconi i problemi della giustizia hanno oscurato tutti gli altri in un conflitto fra un antiberlusconismo che spesso ha degenerato nel giustizialismo e un garantismo che spesso ha degenerato nella ricerca dell’impunità. Come se ne esce?

C: Quello della giustizia è un nodo molto complicato. Io mi identifico con gli antiberlusconiani perché è difficile scindere i problemi personali del premier dai problemi che lui pone rispetto alla giustizia. In poche parole credo che il nodi che oggi abbiamo di fronte si possono risolvere solo con Silvio Berlusconi fuori dal governo. La sua presenza inquina ogni discussione e blocca ogni possibile soluzione.
V: Abbiamo assistito al tentativo di infrangere l’equilibrio tra poteri dello Stato in nome di un consenso popolare inteso come salvacondotto che esime dal dovere di rispettare le leggi. Ma a partire di qui si è arrivati anche oltre:a una classe dirigente che ha rivendicato per sé la sterilizzazione di qualsiasi azione giudiziaria. I comportamenti illegali dei potenti sono assolti in partenza. I ceti possidenti sono sempre, per ragioni ontologiche, innocenti e i poveri cristi sempre colpevoli. È evidente che la legalità è un valore fondante e che la difesa delle garanzie non equivale a impunità per nessuno. Però è altrettanto evidente che lo scontro politico non può più essere combattuto a colpi di dossier e avvisi di garanzia. Superare il berlusconismo vuol dire anche mettere fine a questa anomalia che ci perseguita da vent’anni e riportare ogni cosa nei propri giusti confini istituzionali.

8. La destra ha cavalcato con grande determinazione i temi della sicurezza e li ha coniugati con quelli dell’immigrazione. La sinistra spesso è stata afasica e subalterna. Quale campagna e quali politiche deve contrapporre?

C. Per la sicurezza la ricetta è semplice da enunciare difficile da eseguire. In poche parole occorre un controllo del territorio e una qualità urbana. La Lega alla quale viene attribuita grande attenzione al problema della sicurezza tagliando le risorse alla polizia e ai carabinieri è andata in realtà in direzione opposta. Quanto alla necessità di una qualità delle città il motivo mi sembra evidente. Il cittadino si sente più sicuro in una strada con i lampioni illuminati e senza bidoni stracolmi di spazzatura. Anche un poliziotto si sente più sicuro. L’immigrazione è una risorsa. Una nostra risposta di accoglienza è fondamentale per sconfiggere il berlusconismo. E questo significa voto amministrativo misure legislative e comportamenti precisi: voto amministrativo, cittadinanza dopo cinque anni e diritto di culto. A Torino stiamo costruendo una moschea e nessuno finora si è opposto.

V: La logica che ha seguito la destra è semplice: garantismo per i garantiti, giustizialismo per i giustiziati. In nome della sicurezza è stata scatenata una guerra contro i poveri e contro i diversi, sono state inoculate nella società italiane dosi massicce di razzismo e intolleranza. È una cultura securitaria e razzista che va capovolta e trasformata in una idea di sicurezza sociale che ambisca a costruire una società plurale e accogliente.

9. Che cosa pensi dell’altro?

C: Nichi Vendola è un punto di riferimento politico e amministrativo importante in Puglia, la regione che governa. Oggi sta anche lavorando per dare una rappresentanza politica ad un’area della sinistra che non ce l’ha. Quindi ne penso bene. Penso che stia facendo un’operazione politica giusta. Certo se mi presenterò alle primarie non penso ad un ticket con lui. Sarebbe assurdo. Alle primarie ciascuno si presenta con il suo volto, le sue idee, il suo programma. Chi vince ha il diritto e il dovere di portali avanti. Un ticket, se mai, si fa dopo le primarie non prima. Voglio aggiungere che Nichi Vendola mi sta pure simpatico. Il che non guasta.

V: Sergio Chiamparino è prima di tutto un ottimo amministratore che ha contribuito a fare di Torino uno dei più avanzati laboratori di convivenza e modernità. In ogni caso, il suo sarà un notevole contributo a quella gara di idee e programmi che dovranno essere le primarie.

10. A quali condizioni ti ritireresti dalle primarie?

C: Come faccio a dire a quali condizioni potrei rinunciare se oggi non so ancora se ci sono le condizioni per presentarmi. Sono un iscritto del Pd e, per regolamento, per il partito si presenta innanzitutto il segretario. Quindi, parlo per assurdo, se si presentasse Bersani, e io mantenessi la mia decisione dovrei uscire dal Pd. E non mi pare che il Pd abbia bisogno di frantumarsi. Quindi sto a vedere. Se ci sarà un candidato credibile non avrò alcuna difficoltà a sostenerlo.

V: Non vedo la mia presenza come un ingombro o come un restringimento delle possibilità del centro sinistra. Mi sto mettendo in gioco per contribuire a costruire un cantiere largo, plurale, innovativo. Inoltre, la mia candidatura è nata da una parte della società italiana, sgorgata dal cuore di un pezzo delle giovani generazioni. Non si tratta di ambizione di carriera.

Sinistra Ecologia Libertà sostiene il diritto di cittadinanza dei /delle delle migranti

Le persone di origine straniera che vivono in Italia sono oggi circa 4.330.000, pari al 7,2% della popolazione totale. Di questi 862.453 – più di un quinto – sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Nati in gran parte in questo paese, solo al compimento della maggiore età si vedono riconosciuto il diritto a chiederne la cittadinanza.

L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’ uguaglianza tra le persone, impegnando lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento. Ma nei confronti di milioni di stranieri questo principio è disatteso.

L’uguaglianza è valore fondante di ogni democrazia e la decisione di persone di origine straniera di diventare cittadini/e italiani/e è una scelta da apprezzare e valorizzare,  una scelta di ricchezza culturale e una risorsa di convivenza e di futuro per il nostro Paese. Tutti e tutte dobbiamo assumercene la responsabilità e operare perché l’Italia sia più  aperta, accogliente  e civile.

Promuovere la partecipazione e il protagonismo dei migranti in tutti gli ambiti sociali, lavorativi e culturali è un impegno di pace e di civiltà. E’ un modo oggi essenziale per costruire la cittadinanza di cui abbiamo bisogno. Siamo infatti convinti che esercizio della cittadinanza significhi innanzitutto possibilità di partecipare alla vita e alle scelte della comunità di cui si fa parte.

Per questo Sinistra Ecologia Libertà condivide e sostiene la proposta dell’Arci di  avviare un percorso che porti al deposito in Parlamento di due proposte di legge di iniziativa popolare:

-  una proposta di legge che riformi la normativa sulla cittadinanza, con l’introduzione dello jus soli (diritto che deriva dalla nascita su un determinato territorio), aggiornando i concetti di nazione e nazionalità sulla  base del senso di appartenenza ad una comunità determinato da percorsi condivisi di studio, di lavoro e di vita.

- una proposta di legge che riconosca ai migranti il diritto di voto nelle consultazioni locali, quale strumento più alto di responsabilità sociale e politica.

Elettra Deiana
Segreteria Nazionale SEL

Cari cittadini

Care amiche e amici, compagne e compagni,

Ravenna si prepara ad affrontare un’importante prova elettorale.
Sinistra Ecologia Libertà sarà in campo, con il proprio bagaglio di valori e speranze e la chiara volontà di disegnare il futuro della nostra comunità.

Siamo tuttavia consapevoli che questo non basta.
La crisi della politica e dei partiti è forte e non ne siamo immuni.
La nostra capacità di leggere il presente, i bisogni dei cittadini vecchi e nuovi, di tradurre in politiche concrete parole come uguaglianza, libertà, solidarietà è assolutamente insufficiente.
Se lo nascondessimo, non si tratterebbe di ambizione, ma di arroganza e supponenza.
Per questo vi chiediamo di aiutarci, come lo chiediamo a tutti i cittadini ravennati che conservino il desiderio di restituire un significato e un senso alla parola sinistra.
La nostra impressione è che nella quotidianità della corretta amministrazione si sia smarrita la direzione di marcia, che manchi un progetto forte capace di restituire dignità e forza alla politica.
Siamo convinti di aver ereditato un grande patrimonio dalle generazioni precedenti, ma che questo non sia più sufficiente ad interpretare correttamente le domande della società.
Per questo vorremmo che i prossimi mesi fossero dedicati a costruire un punto di vista, uno sguardo sulla Ravenna del prossimo decennio, e a capire attraverso quali strumenti e proposte questo sguardo possa divenire realtà.
Abbiamo bisogno di idee grandi e piccole, suggestioni e suggerimenti, contributi che abbiano ampio respiro e insieme la materialità di iniziative immediatamente realizzabili.
Abbiamo bisogno in altre parole di intelligenza collettiva e passione politica.
Sabato mattina,presenteremo e metteremo a disposizione un primo strumento, un sito internet che vorremmo diventasse uno spazio libero di incontro e confronto.
E’ solo il primo passo di un percorso che vorremmo ci portasse appunto a definire un progetto di sinistra per Ravenna.
Ci presenteremo poi in assemblee pubbliche periodiche e naturalmente ci piacerebbe incontrarvi.
Speriamo sia possibile avervi al nostro fianco, indipendentemente dalle preferenze elettorali.
Anche una sentiero in salita può essere leggero, se si percorre insieme. Noi per questa strada vogliamo incamminarci.

Sinistra Ecologia Libertà Ravenna

MANIFESTAZIONE REGIONALE IL 24 SETTEMBRE A BOLOGNA

Care compagne e compagni, amiche e amici,

Sinistra Ecologia Libertà si accinge a celebrare il proprio congresso fondativo. E’ un appuntamento importante non solo e non tanto per i propri iscritti, quanto per tutta la sinistra italiana. In questi pochi mesi è stato possibile incontrarci a Melfi e Pomigliano, al fianco dei lavoratori e della FIOM, nelle piazze dove si raccoglievano le firme in difesa dell’acqua pubblica, nei mille presidi dei precari della scuola, accanto ai cittadini impegnati a lottare contro il ritorno del nucleare. Ci siamo battuti per la legalità e la democrazia, per la pace e la libertà. Lo abbiamo fatto con pochi mezzi, con l’impegno di un numero ancora troppo piccolo di donne e uomini. Abbiamo accompagnato il nostro leader Nichi Vendola lungo la strada che porta al futuro della sinistra italiana. Oggi siamo qui, pronti a conoscerci e riconoscerci l’un l’altro in un appuntamento congressuale che apra la partita, prima ancora che costituire un partito. Per questo vorremmo che fosse un’occasione di incontro e confronto per la sinistra ovunque dispersa, quella che c’è e quella che ci sarà, quella degli iscritti a SEL e dei senza partito, delle tante associazioni, movimenti, gruppi che animano i nostri territori.
Per questo vi chiediamo di rendere pubblici luoghi e date dei nostri congressi e di invitare personalmente a partecipare tutti coloro che, a vario titolo, rappresentino un frammento della sinistra della vostra provincia.
Per questo abbiamo organizzato un’iniziativa pubblica di lancio del congresso e di chiusura della campagna di tesseramento a Bologna il 24 settembre.
L’appuntamento è alle 17.30 presso la sala Falcone e Borsellino, via Battindarno 123 (Bologna).

Nelle prime 3 ore sarà possibile approfondire i temi del congresso in 4 forum: Sinistra (lavoro, welfare), Ecologia (beni comuni, green economy), Libertà (diritti civili-laicità, democrazia), Partito (forme dell’organizzazione).
A partire dalle 21 i temi del congresso, della politica nazionale e regionale saranno al centro di un dibattito con Gennaro Migliore (segreteria nazionale SEL), Giovanni Paglia (portavoce regionale SEL Emilia Romagna), Cathy La Torre (portavoce SEL Bologna).
Ti chiediamo naturalmente di partecipare e di estendere questo invito a tutte le compagne e compagni iscritti e simpatizzanti di SEL del tuo territorio.

Grazie e a presto,

Giovanni Paglia
Portavoce regionale SEL Emilia Romagna

ATTACCO AL LAVORO - ATTACCO AI DIRITTI

Associazione per la Sinistra
Comitato Dopolundiciottobre
Sinistra per Cervia

in collaborazione con il 
gruppo promotore del
“Circolo Amici del Manifesto” 

organizzano per

GIOVEDI 30 SETTEMBRE
alle  ore 21 nella SALA FORUM
di via Berlinguer n.11 a Ravenna

l’incontro pubblico
“ATTACCO AL LAVORO”
Attacco ai diritti


Per conoscere meglio i problemi del mondo del lavoro, con i vecchi e nuovi tentativi di ridurre e aggirare regole, diritti e potere contrattuale dei lavoratori. Per approfondire i legami con la crisi e la globalizzazione, e le nuove proposte che si affacciano alla scena.Perché ciò che sta accadendo alla Fiat non sia un “apripista” per il resto del paese.
Gianni Rinaldini
dirigente nazionale della FIOM-CGIL

Il dibattito sarà presentato e condotto da

Norma Rangeri
direttrice de “il manifesto”

Hanno collaborato alla realizzazione dell’iniziativa: Leonardo Altieri (Università di Bologna, direttivo provinciale FLC-CGIL), Gabriele Balbi (Sinistra per Faenza), Vittorio Bardi (FIOM-CGIL Nazionale), Erica Cavina (Sinistra per Faenza), Sergio Deggiovanni (Sinistra per Faenza), Ivan Foschini (segr.prov. FIOM-CGIL), Vincenzo Fuschini (SPI-CGIL Ravenna), Andrea Giuliani (RSU Marcegaglia, Dir. Prov. CGIL Ravenna), Verdiano Liverani (Sinistra per Faenza), Rita Malavolti (Vicesindaco Comune di Castelbolognese),Renzo Ranzi (Circolo ARCI S.Lucia, Faenza), Alberto Servadei (Sinistra per Faenza), Redazione del periodico “Il Castello” di Castelbolognese.

ESCURSIONE A PIEDI E VISITA AI CRIVELLARI

Il TREKKING NASTURZIO
DOMENICA 03 OTTOBRE 2010
ORGANIZZA UNA ESCURSIONE  A PIEDI E VISITA  AI CRIVELLARI

Programma:
ORE 8.30  partenza escursione dal parcheggio di Borgo Rivola di sopra.
Attraverso un facile percorso fatto di sentieri e stradine, adatto anche a bambini e anziani, arriveremo alla prima tappa del nostro percorso, LA CAVA DI MONTE TONDO dove se le condizioni lo permettono potremo visitare alcune gallerie di cava, e attraverseremo, su percorsi sicuri una delle più grandi cave a cielo aperto d’Europa, in funzione.
Proseguiremo poi per raggiungere il borgo dei Crivellari verso le 10.30 dopo esserci immersi nella Vena del gesso romagnola. Qui visiteremo  il borgo, le case che sono state recuperate e quelle che erano il nucleo storico e che oggi sono completamente in rovina, ma che rimangono il fascino di un paese costruito sul gesso e completamente in gesso.
Potremo ammirare dal borgo dei Crivellari la vallata del Senio da Borgo Rivola fino alla pianura e vedere il paesaggio suggestivo dei calanchi.
Verso le 11.30 si scende a Borgo Rivola da via Crivellari per arrivare verso le 12 alle auto.
Per i partecipanti servono scarpe da ginnastica o scarponcini, è bene avere uno zainetto con acqua e una  merenda. Per coloro che lo desiderano si può organizzare il pranzo presso ristoranti o agriturismo del luogo prenotando in anticipo.
Gli orari sono indicativi.

Per partecipare contattare il numero 3355423339 o la mail francesco.rivola@alice.it

In caso di maltempo l’escursione sarà annullata.
L’organizzazione non si assume responsabilità per eventuali infortuni che possano succedere.

Immagini dell'iniziativa del 4 settembre con oltre 150 partecipanti

 

Nichi Vendola intervistato dalle Iene


Intervista di Enrico Lucci delle Iene a Nichi Vendola

Due o tre cose………………

Caro blog,
in queste settimane ho letto i giornali e ascoltato la televisione.
A volte penso di essere stato rapito dagli ufo e portato su un’altra dimensione dopo l’apertura di un varco spazio temporale e quanto sto vedendo sia solo il frutto del fatto che sono su un parallelo della terra.
Con ordine, se così si può dire.
Leggo che Futuro e Libertà, il movimento del Presidente della Camera Fini, nei sondaggi è accreditato attorno al 6%  e che la fiducia dei cittadini nei confronti di Fini è al 51% , fin qui niente di strano
Lo strano invece è che una  parte dei potenziali elettori (non pochi  stando ai sondaggi) sono elettori che provengono dalle file della sinistra o del centro sinistra.

Va bene che Fini forse da un po’ di anni vuole costruire una destra moderna, europea, laica e liberale, va bene che ha avuto il coraggio di dire  a Berlusconi alcune cose che a volte la sinistra parlamentare non  ha avuto il coraggio di dire, perché il bon ton fa sempre fine.

Vorrei ricordare però che Fini è stato allievo di Almirante, e che per molti anni inneggiava al fascismo, e che nel 2001 era presente a Genova durante il G8, e che dal ’94 ha condiviso le scelte dei vari governi Berlusconi, che mi sembra abbiano avuto una ricaduta pesante sui temi di libertà , democrazia e sviluppo.

A Mirabello ha fatto un ottimo discorso, dove ha attaccato a fondo il Pdl , la concezione di questo, ha sollevato la questione morale, si è schierato con i magistrati e poi………….
Si poi ha detto che sarà fedele alla maggioranza, che voterà i 5 punti e …………
Stà a vedere che questa discussione proseguita per tutto l’estate è servita solo a togliere spazio sulla stampa e nelle televisioni alle opposizioni.

Ho letto che l’Italia cresce meno degli altri paesi europei, alcuni dati dicono che se la nostra crescita rimarrà ai livelli dell’1.1% all’anno serviranno molti anni per recuperare le percentuali perse dal 2008 a oggi.
Alcuni dati ci dicono che mentre il centro e il nord, crescono come e più di altri Stati, il Sud, continua a non crescere.

Poi leggo che per le quote latte in Italia, circa un migliaio di allevatori su circa 40 mila non le paga,
il tutto appoggiato dalla Lega che sta al governo ed ha bisogno di allargare il suo consenso, e che sa bene che per l’Europa se ci sono debiti di privati che non pagano, questi comunque vengono pagati dalla collettività.
 Così mi sembra che siamo arrivati a circa 4.4 milioni di multe da pagare, che senti senti, sembra che per volontà del governo, invece che dai privati, vengano pagati da quelli che sono i fondi per lo sviluppo del sud, così pure come sono stati usati gli stessi fondi per finanziare gli ammortizzatori sociali.
Un dubbio, non che il sud non lo si vuole far crescere e lo  si vuole in realtà lasciare in mano alle mafie.
Leggo che a ferragosto i ministri Maroni e Alfano hanno attribuito al governo il merito di tutte le operazioni antimafia effettuate dal 2008, oltre 6400 arresti, 2100 milioni di beni confiscati.
Poi guardando bene forse più che il governo ciò è dipeso dall’azione della polizia giudiziaria  coordinate dalla magistratura, che in Italia fino a  che rimane questa Costituzione, non prende ordini dai Governi, e, udite, udite, il merito di tutto questo è dipeso dalle intercettazioni.
Forse per questo da alcuni mesi l’azione del Governo è improntata a scrivere una legge che limiti le intercettazioni.
Forse si sono arrestati troppi criminali.

Il governo parla di sicurezza e ha istituito in  proposito una legge sulle ronde, che dovrebbero presidiare il territorio, le avete viste? che fine hanno fatto?
In giro non se ne vedono, ma in compenso ha tagliato i fondi sulla sicurezza, meno auto, meno armi per la polizia, meno giubbotti antiproiettili, pochi computer e vecchi,  meno commissariati con  chiusura serale. Negli ultimi anni gli organici sono scesi di oltre 10 mila unità.
Credo serva un premio Nobel per risolvere l’equazione ( - personale + tagli  =  + sicurezza).

Infine leggo del nostro Premier che dice che per la Russia l’amico Putin è stato un dono del cielo.
Vorrei chiederlo a quel centinaio di giornalisti scomparso negli ultimi anni in Russia perché faceva il proprio dovere.
Inchieste.

A proposito un  altro grande  amico del nostro leader è il colonello libico Gheddafi, noto per le sua visione di democrazia e liberalismo.
 Berlusconi ama circondarsi di amici che non vorrei gli dessero troppi consigli.

Manca ormai da 140 giorni il Ministro dello Sviluppo Economico.
Si va bè, manca anche quello alle tigri.
Scusa ma perché dovremmo avere quello alle tigri, in Italia non ci sono.
Già, perché lo sviluppo economico ce lo abbiamo.

Nas Turzio

Un anno di amministrazione di "UNITI PER CASOLA"

Sabato 25 settembre alle ore 15:00 

presso la sede del Partito Democratico in piazza Oriani 11 a Casola Valsenio è convocata una assemblea politico-programmatica del gruppo

L'assemblea si propone di di:
  • analizzare e discutere l'operato della Giunta e del Consiglio Comunale in questi primi 15 mesi di mandato.
  • discutere i punti indicati dal programma elettorale e il loro proseguo durante il mandato.
  • essere una tavola rotonda per discutere ed ascoltare nuove idee.
L'assemblea sarà aperta al pubblico e saranno graditi interventi.

SEL Valle del Senio

Sabato 18 settembre a Faenza

Il Comitato Acqua pubblica di Faenza e Comprensorio, sarà presente Sabato prossimo 18 settembre alla Festa delle Associazioni di Faenza dalle ore 15 sino alle ore 19 circa con un proprio banchetto informativo. Inoltre all’interno del banchetto sarà possibile assistere e partecipare ad esperimenti scientifici realizzati tramite l’acqua. Il Laboratorio è realizzato dalla Palestra delle Scienze.

Segnaliamo inoltre una mostra fotografica sull’acqua e una tavola rotonda sul Fiume Lamone. Tali iniziative sono legate alla Festa e sono organizzate dalla Consulta del Volontariato e dal Tavolo dell’Ambiente.

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

AL LAVORO! il teatro, la musica e le altre azioni a sostegno di un diritto


cliccare sull'immagine per scoprire
le date della rassegna che si svolgerà a Faenza
nel mese di settembre

Più ignoranza per tutti

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

Inaugurazione della sede del Circolo del Centro Storico di Bologna

Sinistra Ecologia e Libertà invita tutti all'inaugurazione della sede del Circolo del Centro Storico di Bologna

lunedì 20 settembre 2010 alle ore 18 in via Belle Arti, 19a

È un momento difficile per il paese e difficile e delicato per la nostra città, dare vita a una sede di SEL per avere un punto d’incontro nel centro storico è importante e vitale e ci sembra un modo utile per riallacciare i rapporti con le persone che abbiano voglia di aiutarci a pensare una città migliore e una sinistra utile a Bologna e al Paese.
Sarà un’occasione quindi per parlare di Bologna, dei progetti per la futura amministrazione; e chi lo vorrà potrà iscriversi a SEL.
 
Chi si iscriverà entro il 25 settembre, potrà partecipare al congresso fondativo indetto a Bologna per l’9 e 10 ottobre 2010.

Un caro saluto.
Milena Naldi

SEL: convocazione assemblea provinciale

Care compagne e amiche;
cari compagni e amici,

la ripresa della stagione politica è quest'anno più intensa che mai. In un contesto di crisi economica e sociale sempre più allarmanti,  il governo delle destre sta provocando una fase di degenerazione crescente, di cui è difficile prevedere gli sbocchi; le priorità di chi governa e quelle del paese divergono sempre più, lo scontro nel mondo del lavoro e l'erosione dei diritti hanno raggiunto livelli inediti nel recente passato, mentre continua l'attacco al Pubblico, dalla scuola alla ricerca alla sanità.

Questo mentre nel nostro territorio già ci si prepara alle elezioni amministrative della prossima primavera, in uno scenario in cui non è escluso che le scelte locali saranno legate a quelle nazionali, se la crisi dovesse accelerare.

SEL raggiungerà inoltre, in autunno, una tappa importante del proprio percorso, il suo primo congresso, e anche nel nostro territorio dobbiamo prepararci ad affrontarlo, a cominciare da un ultimo sforzo, nella campagna di tesseramento che termina il prossimo 25 settembre. Allargare la base della nostra organizzazione è ciò che ci permetterà di affrontare al meglio le sfide che abbiamo di fronte. Il progetto politico di SEL, nella sua ambizione, vuole ridisegnare gli equilibri delle idee nel campo di tutto il centro sinistra, con la convinzione che da questa crisi di sistema si possa uscire a Sinistra per ricostruire un paese più giusto, dalle sue periferie ai centri di governo.

Per discutere di questi temi e delle iniziative da mettere in campo nei prossimi mesi, è convocata l'assemblea provinciale di tutte e tutti gli iscritti a Sinistra Ecologia Libertà per Venerdì 17 Settembre a Ravenna, presso il circolo Aurora in via Ghibuzza 12 alle ore 20.30

invitandovi a partecipare,
fraternamente,

il portavoce provinciale  
Fabrizio Amici

Teatro civile, nei luoghi dell'inchiesta e della narrazione

In libreria "Teatro civile, nei luoghi dell'inchiesta e della narrazione" (Edizioni Ambiente, collana Verdenero inchieste), di Daniele Biacchessi con l'introduzione del critico teatrale Oliviero Ponte di Pino.
Contiene le testimonianze di Marco Paolini, Paolo Rossi, Ascanio Celestini, Marco Baliani, Giulio Cavalli, Renato Sarti, Roberta Biagiarelli, Sergio Ferrentino, Ulderico Pesce, Stefano Paiusco, Raja Marazzini, Patricia Zanco, Alessandro Langiu, Elena Guerrini, Saverio Tommasi, Gang, Modena City Ramblers, Cisco, Yo Yo Mundi, Gaetano Liguori, Pippo Pollina, Andrea Sigona, Michele Fusiello, Tiziana Di Masi, Alberto Nicolino, Giorgio Diritti, Massimo Martelli, Giangilberto Monti, Marco Rovelli, Alessio Lega, Massimo Priviero, Manuel Ferreira e Elena Lolli Alma Rosè, Roberto Rossi, Danilo Schininà, Marta Pettinari, Francesco Gherardi, Paolo Trotti, Marta Galli, e centinaia di cantastorie italiani.

Daniele Biacchessi torna nei luoghi della memoria italiana, incontra i principali artisti del teatro, del cinema e della musica di impegno civile, narra storie del passato e del presente:  Vajont, Seveso, Petrolchimico di Marghera, Ilva di Taranto, l'amianto, le discariche abusive, le scorie nucleari, le fabbriche italiane e argentine, zolfare e zolfatari, il teatro ecologico. E ancora le guerre in Iraq, Somalia, Cecenia, Bosnia, Afghanistan, Medio Oriente. Infine la memoria ritrovata della Resistenza, gli alpini morti sul Don, l'assedio di Leningrado, fino alle pagine più oscure della storia contemporanea come le stragi di Piazza Fontana a Milano e alla stazione di Bologna, la morte di Pino Pinelli, il caso Moro, Ustica, Moby Prince, Linate, gli omicidi di mafia e le cosche al Nord.

Considerazioni sull'intervista a Mazzanti

Leggo con piacere l’intervista fatta da Giancarlo (Rioloblog) a Giovanni Mazzanti.
Finalmente dopo tante illazioni forse in questa intervista si intravedono meglio, anche se non tutte, le motivazioni che hanno portato Giovanni alle dimissioni. Motivazioni che in gran parte condivido e dirò il perchè.

Dico questo, anche se, parlando qualche tempo fa in un incontro pubblico con un giornalista di spessore quale Gianluca De Feo e rispondendo ad una mia provocazione sul ruolo latitante svolto dalla stampa italiana sul giornalismo d’inchiesta, lui ha affermato che molti giornalisti ormai in Italia hanno abbandonato questo metodo per dedicarsi esclusivamente alle interviste. Esattamente al contrario di quello che succede negli altri Paesi, specie quelli anglosassoni, perché nelle interviste si dicono molte bugie, o meglio,  gli intervistati dicono quello che la gente vuole sentirsi dire o si dipingono per come non sono.

Con questo non voglio dire che Giovanni in questa intervista dica delle bugie, ma credo anzi che dica delle cose che forse andavano dette anche prima, specie all’interno del suo partito o dell’amministrazione, ma allo stesso tempo forse vuole fare capire anche altre cose.

Partirei da quel 20% in meno ottenuto alle elezioni di 3 anni fa.
Già allora nel centrosinistra auspicammo di invertire la tendenza, cercando la partecipazione dei cittadini, ad iniziare da quella settantina di persone di diversi orientamenti politici del centrosinistra e alcuni senza partito di riferimento, fette di società civile, e soprattutto non pochi per un comune come Riolo che avevano contribuito alla stesura del programma.
Ricordo poi a Giovanni che si era deciso di dare una delega, (o è stata data?) per l’istituzione e la gestione di alcune consulte capaci di coinvolgere, in svariati settori, i cittadini riolesi nelle decisioni che l’amministrazione doveva prendere.
Consulte aperte a tutti i cittadini che ne fossero stati interessati, indifferentemente dal loro orientamento politico.
Ma che fine hanno fatto questi buoni propositi?

Vorrei ricordare, come ho fatto 2 mesi fa, quando sono stato convocato dal Partito Democratico per discutere delle dimissioni del capogruppo (più di un mese dopo che queste si erano verificate), che il dato più preoccupante per la nostra coalizione era che, oltre ad avere perso il 20% di voti alle ultime elezioni, il centrosinistra a Riolo governava con meno del 50% dei consensi dell’elettorato, presumibilmente non aumentati in questi 3 anni.

Per cui concordo con Giovanni che nei primi 3 anni di questa legislatura i partiti non si siano ”messi in carreggiata”, a cominciare dal partito maggiore (il PD), che, mi sembra di capire da ciò che afferma Giovanni, ha diversi problemi al suo interno. Ma non entro nel merito dei problemi interni alla democrazia e alle regole di altri partiti.

Nel frattempo 3 anni li abbiamo persi e non abbiamo ricostruito un rapporto con la nostra gente, non abbiamo saputo invertire la tendenza e non abbiamo avuto la capacità di coinvolgere i cittadini nell’azione politica e amministrativa del Paese.

Ora abbiamo chiesto al segretario del PD e al Sindaco che in questi ultimi 2 anni di legislatura, ognuno per il ruolo che gli compete, si abbia la volontà di coinvolgere maggiormente i propri Assessori, i propri Consiglieri e i partiti di maggioranza nelle decisioni necessarie per riportare l’azione politica e amministrativa in primo piano nel Paese.
In un’ottica di confronto aperto con i cittadini.

Ma ho forti dubbi che questo possa accadere. Ho la netta sensazione che su una serie di azioni e decisioni amministrative si stia discutendo, come avveniva qualche tempo fa, solamente all’interno del maggiore partito, per poi, trovata la quadra, chiamare i “piccoli” e chiedere di “condividere” le decisioni prese.

A Giovanni, che ha parlato di collegialità, chiederei come si sentiva in quelle riunioni in cui i partiti minori venivano invitati a “condividere” le decisioni del PD, dal momento che era capogruppo di maggioranza, per cui anche nostro.
Rammentandogli che in alcune occasioni non c’era una larga collegialità e non mi sembrava che lui si discostasse molto dalle affermazioni fatte dai dirigenti del suo partito, nel confronto con chi sollevava dubbi o soluzioni alternative.

Mi stupiscono invece alcune cose.

Che un politico navigato come Giovanni, a meno che non vi siano questioni strettamente personali, protocolli una lettera di dimissioni il sabato, mentre il Sindaco è in ferie con un Consiglio Comunale convocato per il martedi successivo.
A differenza di quello che dice nell’intervista, non penso che il suo gesto di dare le dimissioni da capogruppo abbia solamente lo scopo di fare aprire un dibattito, ma che sia frutto piuttosto di frizioni politiche.

A questo punto, bisogna capire bene da Giovanni se i suoi sono “dissapori” politici o amministrativi.
Perchè se politici è bene che li chiarisca all’interno del suo partito, ma se sono riguardanti l’attività amministrativa, come si può intendere dall’intervista parlando di collegialità nelle scelte, (e qui io sto alle sue parole,) la collegialità a livello amministrativo la garantisce il Sindaco, e allora se non sono dissapori, sono comunque modi di vedere diversi nella gestione dei problemi o delle decisioni da prendere, e questo mi preoccupa ancora di più, perché come capogruppo di maggioranza avrebbe fatto bene, prima di dimettersi, a rivolgersi a tutti i soggetti che avevano contribuito alla sua elezione, per evidenziare gli eventuali problemi.

Concordo invece con Giovanni quando afferma che il futuro candidato Sindaco non lo nomina il “Picchio” o qualche dichiarazione rilasciata ad un giornale, ma lo possano decidere le elezioni primarie, come previsto nello statuto del loro partito.

Bene, anche io chiedo, riportando anche il pensiero SEL valle del Senio, che primarie siano e soprattutto che lo siano di coalizione.
Non scelte fatte al chiuso di sezioni, ma scelte fatte con il coinvolgimento della cittadinanza, con la discussione pubblica dei programmi dei candidati Sindaci del centro-sinistra e che tengano conto dei contributi che possono arrivare dai cittadini.

Per quanto riguarda il nuovo capogruppo, chiediamo che a ricoprire quel ruolo, sia un Consigliere e non un rappresentante della Giunta, per mantenere separata l’azione amministrativa dall’azione politica.
Un capogruppo deve essere capace di coordinare l’azione dei consiglieri di maggioranza e deve stimolare l’Amministrazione nello svolgimento della propria funzione, ancor più in questi ultimi 2 anni di legislatura.

Ormai sono passati alcuni mesi dalle dimissioni di Giovanni ed è bene che al più presto venga eletto il nuovo capogruppo.

Francesco Rivola
Portavoce SEL valle del Senio

Intervista a Giovanni Mazzanti, capogruppo dimissionario del centro sinistra al comune di Riolo Terme.

La redazione di Rioloblog ha incontrato Giovanni Mazzanti, capogruppo dimissionario del centro sinistra per Riolo, attuale compagine di maggioranza al municipio di Riolo Terme.

Ne hanno approfittato per porgli alcune questioni, nel corso di una chiacchierata informale.

D: “A luglio sono apparse sugli organi di stampa locali notizie sulle tue dimissioni da capogruppo di maggioranza. Puoi spiegarci sommariamente le motivazioni”

Dopo le ultime elezioni comunali, dove abbiamo perso il 20% dei voti si era parlato di rimettere in carreggiata l’azione politica del partito e della maggioranza, ma fino ad ora non ho avvertito altrettanta sensibilità all’interno del partito, la sterzata non è stata al momento, sufficiente. Spero che il mio gesto serva ad aprire un dibattito e ad avviare un’azione politica che ancora non è partita.

D: “Nel partito e nella amministrazione, quali sono a tuo avviso i principali problemi?”

Per motivi che non sono dipesi dal partito riolese, al congresso c’è stato un intoppo, quindi la platea congressuale è stata di molto inferiore alla normale partecipazione al congresso. Di conseguenza il dibattito e la partecipazione sono stati fiacchi e hanno prevalso le istanze più organizzate. Al congresso non mi sono legato ad una singola mozione, ma mi sono adoperato per unire le diverse anime del partito.

D: “Alcuni giornali locali hanno adombrato la possibilità che le tue dimissioni siano dovute a frizioni personali con il sindaco Ponzi”

Non vi è alcuna vicenda di dissapori personali. Casomai i problemi che mi hanno indotto a fare un passo indietro sono di natura politica, ovvero da imputare ad una non sufficiente collegialità, che a mio avviso si manifesta, quando si devono prendere delle decisioni importanti.”

D: “Un po’ in tutto il pd faentino c’è stato un ricambio generazionale, Riolo non è stata un’eccezione è stato eletto segretario pd Enrico Salvatori, un giovanissimo, mentre per la tua sostituzione i giornali locali hanno ipotizzato il nome dell’assessore Nicolardi, il quale viene anche pronosticato come prossimo candidato sindaco.”

Personalmente ritengo che un capogruppo ed anche un iscritto abbiano il diritto dovere di partecipare ad una discussione sulla segreteria (e nel mio caso non è accaduto, poiché non sono stato coinvolto), faccio gli auguri di buon lavoro ad Enrico. Per quanto riguarda il nome di Alfonso come capogruppo, penso sia più giusta una preventiva discussione nella coalizione, anziché sui giornali, lo stesso vale per un’eventuale candidatura a primo cittadino, che secondo me, ma anche secondo lo statuto del partito, deve uscire dalle primarie. Fare dei nomi così in anticipo e senza aver avviato una preventiva discussione, significa mettere in difficoltà le persone e rischiare di bruciare la candidatura di individui validi.

D: “Sul futuro della comunità si addensano una serie di problematiche politiche che possono diventare delle questioni “spinose” per la maggioranza, penso alla nuova struttura della pro-loco, alla strada per consentire il passaggio dei camion dello smaltimento rifiuti, ecc.”

La vicenda della strada, mi risulta in questo momento in una fase di stallo. Sulla vicenda dello stand pro-loco al parco Pertini, posso dirti che la vicenda poteva prendere una brutta piega, per una serie di questioni tecniche e politiche. Ma, anche grazie ad un’attività di coinvolgimento di tutte le forze politiche presenti in consiglio, informate e consultate sul progetto, si è giunti ad una sostanziale condivisione delle responsabilità. Lo stesso capogruppo di minoranza Bertozzi ha riconosciuto l’impegno nella mediazione e condivide la necessità della nuova struttura. Si tratta comunque di un investimento importante per Riolo, che deve essere monitorato in tutta la sua fase realizzativi.

D: “Una domanda sulle prospettive politiche. Un foglio riolese sta facendo a suo dire un sondaggio sulla popolarità di probabili candidati sindaci riolesi per il 2012. In cima alla lista c’è una signora che è molto attiva nell’organizzazione di manifestazioni importanti. Una di queste mi pare si chiami il Canta terme o qualcosa di simile. Mi è stato riferito che tale manifestazione sarebbe patrocinata dal comune e addirittura co-finanziata dalla pro loco (ipotesi da verificare). A tale manifestazione, oltre che la valente signora di cui sopra, ci sarebbero stati noti esponenti politici di centro destra, che hanno approfittato della ribalta per acquisire visibilità, mentre per l’amministrazione non sarebbe stato presente nessuno. Pensi che ci sia il rischio di perdere il comune e ritieni che la signora sia la probabile candidata?”

Il giornale cui ti riferisci è il “Picchio”, che si dichiara però apolitico e apartitico, mentre è sotto gli occhi di tutti il fatto che si schieri con una parte della destra populista. Il fatto che promuova un sondaggio per il futuro sindaco in modo approssimativo, lascia il tempo che trova. Ritengo che i cittadini abbiano gli elementi per valutare e per decidere a prescindere. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, la manifestazione canora del 29/8/2010, anche a me risulta che la premiazione dei finalisti è stata fatta da esponenti nazionali di Futuro e libertà. Ritengo, a titolo personale, che le manifestazioni politiche dovrebbero essere trasparenti e non mescolate ad iniziative che in origine hanno altre finalità. Certo che l’amministrazione deve essere più attiva e non può perdere l’occasione di una ribalta pubblica cittadina, come quella citata per quantomeno per fare presente che se queste manifestazioni si realizzano è anche grazie al contributo dell’amministrazione.

D: “In città sono molti i fermenti politici che si agitano. La prospettiva di perdere il comune non è più fantascientifica. Diverse persone nel centro sinistra, non sono disposte a rimanere inerti ad aspettare che una destra berlusconiana conquisti il comune. Nel caso una lista civica di centro sinistra ti proponesse di lavorare ad un progetto o ad una tua candidatura, vaglieresti la proposta?

So che ristanno movendo in tanti e lo capisco. Sono certo che se il centro sinistra si organizza non esiste la prospettiva di consegnare il comune alle destre. Serve però un impegno di tutte le persone (dell’area di centro sinistra) e il bene comune va anteposto ai protagonismi e agli interessi personali, occorre dialogare e confrontarsi senza condizionamenti di sorta, occorre ascoltare i cittadini riolesi e capirne i bisogni reali. In questo periodo sono tanti i concittadini che mi chiedono cosa sta accadendo a Riolo, personalmente mi sento ancora in grado di essere utile alla politica e all’amministrazione. Il mio contributo lo sto tutt’ora dando in qualità di consigliere comunale, cercando sempre di lavorare con coscienza e buon senso. Quello che succederà di qui a due anni non sono in grado di prevederlo.

Considerazioni di fine estate

 ….E così si ricomincia, come annunciava Gianluca col suo articolo di riapertura del blog fermo da un po’ di mesi, che ha dato un po’ la sveglia a tutti.
Allora qualche considerazione su questi mesi di assenza dal nostro blog, ma non assenza politica, anzi……
L’estate stà finendo, e una volta si diceva, riaprono le fabbriche, ora non è proprio così e non per tutti comunque.

La soluzione della crisi che era stata prevista per il 2010 ora è stata posticipata al 2011 con una ripresa molto lenta e forse anche senza occupazione, chi lavora dovrà lavorare di più, e chi non lavora deve sperare che i soldi per gli ammortizzatori sociali continuino a esserci.

Come dicevo le grosse aziende (vedi FIAT ) riaprono i cancelli anche se al momento della riapertura hanno già in previsione per settembre cassa integrazione, ma l’Omsa non riapre più, come tante altre aziende, i dati della cassa integrazione sono drammatici come testimoniano le ore in aumento, cresce anche la mobilità, significa che alcune aziende hanno usato già tutta la cassa integrazione che avevano a disposizione e si avviano alla chiusura.

Io sono fra quelli che a settembre non sono rientrato, sono entrato in mobilità , anche nelle nostre realtà la crisi comincia a farsi sentire, le aziende che sembravano più solide cominciano a soffrire, nella mia ex azienda Saint- gobain di Casola, in 9 persone non siamo rientrati, chi per pensionamento e chi per mobilità, siamo circa il 10% del personale di stabilimento.

Io sono stato un “fortunato” dal 72 ho lavorato in maniera ininterrotta, ho maturato i 3 anni di mobilità che mi permettono di arrivare, oggi, alla “finestra” pensionistica, per cui mi sono potuto permettere di fare la scelta di mobilità affinchè nello stabilimento possano rimanere quei giovani che da anni vanno avanti con contratti a tempo.

In futuro quanti altri potranno farlo?

È così entriamo nel merito delle questioni che si sono delineate negli ultimi mesi. Con la crisi di cui parlavo prima e che non so come faccia la gente ad arrivare a fine mese con cassa integrazione o mobilità ( delle quale si pagano anche le trattenute) a 700/800 euro al mese, a queste persone andrebbe dato il premio Nobel dell’economia, perche sfido qualunque economista a fare meglio per poter mangiare tutti i giorni.

Ebbene in questo periodo dove le politiche verso il lavoro e lo sviluppo dovrebbero essere al primo posto dell’agenda del governo, da ben 128 giorni manca il ministro dello sviluppo economico, quasi a dimostrare la volontà del governo di abbandonare a se stessa la gente che perde il posto, dimostrando che gli interessi del governo sono altri.

Gli interessi principali sono quelli delle leggi ad personam, per salvare il capo del governo da processi e magari anche i ministri, si veda la nomina e le dimissioni di Brancher nel giro di una decina di giorni, per non essere processato, addirittura si sono inventate deleghe ministeriali, cambiate più volte in pochi giorni.
L’altra cosa che ha caratterizzato questa estate è stato lo scontro fra Berlusconi e Fini che dato il via alla fine del partito del predellino, con un Fini che vuole costruire una destra europea che in Italia manca da sempre, mentre Berlusconi vuole continuare con un partito fatto di vassallaggio nei suoi confronti, dove ancora da industriale vuole “comandare” e non governare in Italia e farsi le leggi che più lo interessano.

E in questi frangenti ciò che più mi ha infastidito è stato il silenzio assordante di una opposizione parlamentare che tutto quello che ha saputo proporre è stato un’alleanza da Di Pietro a Fini per fare una nuova legge elettorale e una legge sul conflitto di interessi.

Non sarebbe forse meglio invece ricominciare dal lavoro, dal mettere in campo una politica di sviluppo che possa alleviare i problemi delle persone.
Non sarebbe forse meglio tornare a mettere in primo piano i problemi che toccano la gente comune.

Già, perché con gli ultimi decreti del governo di luglio è stato detto che i cittadini non pagavano niente di tasca propria, ma invece non è proprio così, e poco è stato detto o fatto per fare in modo che non passassero.
Intanto con questi decreti è stata fatta la più grande riforma pensionistica degli ultimi tempi e il tutto passato in sordina, infatti se da una parte si dice che i 40 anni non sono stati toccati dal mese di luglio per avere la finestra pensionistica ne servono 41.

I tagli alle regioni sulla sanità si ripercuoteranno in minori servizi, liste d’attesa più lunghe, ricorso ai privati e quindi maggiori spese per i cittadini, e peggiore qualità della vita.

Un nuovo governo dovrebbe già nelle sue prime attività riprendere il ruolo che gli spetta di garante e di mediatore nei riguardi delle aziende e dei lavoratori, mentre c’è stato un’assenza che ha pesato moltissimo negli ultimi mesi, dando la possibilità agli industriali di fare i loro comodi.
Solo per citare alcuni episodi che hanno lasciato solo la CGIL e la FIOM, referendum a Pomigliano, o lavorate come dice il padrone del vapore o si va in Serbia a produrre.
E cosa dice il padrone del vapore ? dice che i diritti devono rimanere fuori dalla porta, che è l’azienda che decide senza confrontarsi, e questo lo dimostra con il licenziamento dei tre operai di Melfi che hanno partecipato a un’iniziativa a Pomigliano, e quando questi sono stati reintegrati dal giudice del lavoro, l’azienda non li ha fatti tornare al proprio posto di lavoro.
Non paghi di questo hanno chiesto alla FEDERMECCANICA di disdire il contratto nazionale o la Fiat sarebbe uscita dall’organizzazione.
E così è stato, e questo lo chiamano nuovo, questo più che nuovo, più che portaci in pieno nel terzo millennio, ci porta dritti dritti nel 1800, dove i lavoratori erano tenuti in condizioni di quasi schiavitù, e dove chi si ribellava o scioperava veniva sistematicamente messo alla porta.

A questo punto mi auguro che al più presto la sinistra sappia costruire un’idea di una società, nuova, diversa e che non sia solo come è stato fatto negli ultimi anni, cioè un po’ migliore di quello che propone la destra, ma che sia un’idea di società che possa vincere culturalmente il prossimo scontro elettorale con la destra.
Degli ultimi giorni la notizia dell’uccisione di Angelo Vassallo sindaco di Pollica nel Cilento, ucciso dalle mafie per il suo modo onesto di governare, che non voleva sottostare alle imposizioni di clan, ma che voleva governare la cosa pubblica nell’interesse dei cittadini.

Già le mafie, nel nostro immaginario la mafia esiste solo al sud in alcune regioni, ma forse se abbiamo guardato i giornali di questi mesi estivi o ascoltato le edizioni locali dei telegiornali, ci accorgiamo che anche l’Emila Romagna è terra di conquista di mafie, sono loro che oggi hanno montagne di soldi da riciclare e forse, molti sono rientrati grazie allo scudo fiscale, e in un momento in cui la liquidità è diventata merce rara e le banche faticano a prestare soldi ad aziende che hanno difficoltà, finisce che ….
Sarebbe bene cominciare a parlarne anche da noi.

Francesco Rivola
portavoce SEL valle del Senio

Il pugno di ferro degli industriali

di Luciano Gallino, da Repubblica, 8 settembre 2010

Il contratto nazionale di lavoro dovrebbe svolgere due funzioni fondamentali: perseguire una distribuzione del Pil passabilmente equa tra il lavoro e le imprese, e stabilire quali sono i diritti e i doveri specifici dei lavoratori e dei datori.
Diritti e doveri al di là di quelli sanciti in generale dalla legislazione in vigore. La disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici da parte di Federmeccanica compromette ambedue le funzioni, a scapito soprattutto dei lavoratori. Caso mai ve ne fosse bisogno. I redditi da lavoro hanno infatti perso negli ultimi venticinque anni almeno 7-8 punti sul Pil a favore dei redditi da capitale (dati Ocse). Perdere 1 punto di Pil, va notato, significa che ogni anno 16 miliardi vanno ai secondi invece che ai primi. Questa redistribuzione del reddito dal basso verso l´alto ha impoverito i lavoratori, contribuito alla stagnazione della domanda interna, ed è uno dei maggiori fattori alla base della crisi economica in corso.

Quanto ai diritti, sono sotto attacco sin dai primi anni ´90 e la loro erosione ha preso forma della proliferazione dei contratti atipici che sono per definizione al di fuori del contratto nazionale. Per cui lasciano ai datori di lavoro la possibilità di imporre a loro discrezione, a milioni di persone, quali debbano essere le retribuzioni, gli orari, l´intensità e le modalità della prestazione, e soprattutto la durata del contratto.

Si potrebbe obbiettare che il contratto dei metalmeccanici riguarda solo un milione di persone, su diciassette milioni di lavoratori dipendenti. Ma non si può avere dubbi sul fatto che altri settori dell´industria e dei servizi seguiranno presto l´esempio di Federmeccanica. Dietro la quale è sin troppo agevole scorgere non l´ombra, bensì il pugno di ferro che la Fiat sembra aver scelto a modello per le relazioni industriali.

Le conseguenze? Ci si può seriamente chiedere come possa mai immaginarsi un imprenditore o un manager, e come possa sostenere in pubblico senza arrossire, di riuscire a competere con i costi del lavoro di India e Cina, Messico e Vietnam, Filippine e Indonesia, cercando di tenere fermi i salari dei lavoratori italiani mentre li si fa lavorare più in fretta, con meno pause e con un rispetto ossessivo dei metodi prescritti. Magari a mezzo di altoparlanti e Tv in reparto, come già avviene in aziende del gruppo Fiat.

Allo scopo di competere con tali paesi bisognerebbe produrre beni e servizi che essi non sono capaci di produrre, o perché sono altamente innovativi, oppure perché sono destinati al nostro mercato interno. Ma per farlo occorrerebbe aumentare di due o tre volte gli investimenti in ricerca e sviluppo, che ora vedono l´Italia agli ultimi posti nella Ue. Affrontare una buona volta il problema dello sviluppo di distretti industriali funzionanti come fabbriche distribuite organicamente sul territorio, tipo i poli di competitività francesi o le reti di competenze tedesche. Accrescere gli stanziamenti per la formazione professionale, le medie superiori e l´università, invece di tagliarli con l´accetta come si sta facendo.

A fronte di ciò che sarebbe realmente necessario per competere efficacemente con i paesi emergenti, la guerra scatenata da Fiat e Federmeccanica al contratto nazionale di lavoro è un povero ripiego.
Che farà salire la temperatura del conflitto sociale. Per di più impoverirà ulteriormente i lavoratori, che così acquisteranno meno merci e servizi, abbasseranno gli anni di istruzione dei figli e dovranno andare in pensione prima perché non possono reggere a un lavoro sempre più usurante. Fa un certo effetto vedere degli  industriali che nel 2010, a capo di fabbriche super tecnologiche, si danno la zappa sui piedi.

L’uccisione di Angelo Vassallo e la battaglia epocale contro le mafie

 • La tutela è morta. E di tutela si può anche morire

di Luigi De Magistris, da il Manifesto, 7 settembre 2010

Bersaglio mobile che deve essere freddato a colpi d’arma da fuoco. Per punirlo, ma anche per inviare un messaggio a quanti decidono di amministrare la cosa pubblica nel solo interesse dei cittadini, contrastando la rapacità dei clan. L’uccisione di Vassallo, sindaco di Pollica-Acciaroli, gioiello di un Cilento bellissimo, riconsegna al Paese un dolore purtroppo non sconosciuto e ci ricorda come la politica possa diventare il principale obiettivo delle mafie quando dimostra di essere onesta. Quelle mafie che infiltrano le istituzioni, l’economia, il lavoro, la società. Quelle mafie che hanno il volto del killeraggio armato, ma che sanno soprattutto assumere la faccia ‘pulita’ - e per questo pericolossissima - del business.

Siedono nei cda delle società miste; partecipano alle gare per gli appalti pubblici; riescono a gestire lo smaltimento dei rifiuti, incassando commesse in modo apparentemente corretto; sfruttano per la speculazione edilizia piani regolatori confezionati ad hoc; prendono parte all’assegnazione dei finanziamenti europei, elargiti da amministratori conniventi con società controllate da prestanome o spudoratamente riconducibili a criminali. Quelle mafie che non bussano più alla porta della politica perché è la politica che bussa alla loro: offrono voti all’aspirante sindaco o parlamentare, in cambio di un lasciapassare negli affari che le amministrazioni, soprattutto locali, gestiscono. Favorendo il crimine che li ha favoriti nella corsa al potere. Quando non arrivano –ed è frequente- a posizionare nelle liste elettorali uomini di fiducia, pronti a fare le loro veci e i loro interessi. Ad ogni livello, anche nazionale.

Può però capitare che nel paese di Gomorra e de o’ sistema, ci sia qualcuno che rompa questa contaminazione illecita. Magari un sindaco di un comune cilentino. Un primo cittadino che individua il rispetto dell’ambiente come punto cardine del suo operato e che, insieme alle associazioni, si impegna contro l’edilizia abusiva per la difesa delle coste, sostenendo inoltre la raccolta differenziata. In una terra in cui l’ambiente è forziere di arricchimento e di controllo del territorio per il crimine, questo sindaco non solo è dannoso per l’arricchimento mafioso ma addirittura offensivo della sua ‘dignità’. Un colpo economico, un’onta etica. A cui si risponde in un solo modo: l’esecuzione.

La politica che si fa baluardo di legalità al tempo stesso si trasforma in bersaglio mobile delle cosche. Perché ne esiste un’altra che sceglie di svendersi per vantaggio, ponendosi al servizio dei boss senza contorcimenti morali. Gli amministratori locali possono essere sentinelle sul territorio e presidio capillare della giustizia. Lasciati soli dallo Stato, con l’appoggio delle sole forze dell’ordine e della magistratura, alcuni di loro affrontano a ‘mani nude’ le mafie nelle periferie del Paese: un corpo a corpo che senza il Governo rischia di farsi martirio.

La battaglia a cui siamo chiamati deve avere infatti un respiro nazionale, puntando sulla mobilitazione della società. Provvedimenti come il ddl intercettazioni o il processo breve, il condono edilizio e lo scudo fiscale, oppure la vendita all’asta dei beni confiscati, possono ostacolare l’operato coraggioso dei Vassallo d’Italia. Ora, partiti e Governo devono cessare con la retorica dell’anti-mafia, per scegliere quella della coerenza legislativa e del contrasto politico (garantendo l’occupazione regolare dove il lavoro è presidio di legalità ed impegnandosi al rispetto del codice etico nelle candidature). La battaglia epocale contro le mafie si può vincere, ma serve volontà. E questa volontà è in primis politica.

(7 settembre 2010)