C'era una volta in Romagna, una forma di contratto chiamato a “mezzadria”, voleva dire che il contadino mezzadro sul podere, doveva dividere a metà tutto il ricavato del podere col padrone, di solito proprietario di molti poderi o fondi, la cui amministrazione era affidata al “fattore”.
Era talmente vero che la casa in cui abitava il mezzadro e la sua famiglia era proporzionale alla estensione del podere, cioè un podere che necessitava di otto persone la casa era adatta a otto persone, se il podere era grande e necessitavano venti persone la casa era molto più grande.
Mi raccontava un vecchio donatore, durante un pranzo della sezione AVIS di Riolo Terme, che lui e sua sorella furono registrati, battezzati, e quindi regolarizzati alla età; lui sette, la sorella sei anni.
Il padre per paura di avere lo sfratto, allora si chiamava “commiato”, li aveva tenuti nascosti per tutto quel tempo, loro erano due bocche in più quindi la metà non era rispettata.
Ricordava che un anno quando il fattore era arrivato per dividere il raccolto, il padre li aveva nascosti nel cavo di un albero per tutto il giorno, e lì erano rimasti senza bere e mangiare fino alla sera. Questi fatti purtroppo veri, accadevano sovente nelle campagne romagnole settanta, ottanta anni fa.
Se la storia si ripete come si usa dire, la decisione della Cassazione sui padri clandestini, ci mette molto carburante per far presto a riportarci indietro.
Mi raccontava un vecchio donatore, durante un pranzo della sezione AVIS di Riolo Terme, che lui e sua sorella furono registrati, battezzati, e quindi regolarizzati alla età; lui sette, la sorella sei anni.
Il padre per paura di avere lo sfratto, allora si chiamava “commiato”, li aveva tenuti nascosti per tutto quel tempo, loro erano due bocche in più quindi la metà non era rispettata.
Ricordava che un anno quando il fattore era arrivato per dividere il raccolto, il padre li aveva nascosti nel cavo di un albero per tutto il giorno, e lì erano rimasti senza bere e mangiare fino alla sera. Questi fatti purtroppo veri, accadevano sovente nelle campagne romagnole settanta, ottanta anni fa.
Se la storia si ripete come si usa dire, la decisione della Cassazione sui padri clandestini, ci mette molto carburante per far presto a riportarci indietro.
Angelo Muccinelli
Immigrati: assurdo passo indietro rispetto alla Costituzione
Sentenza Cassazione conseguenza disastrosa di legge xenofoba
Roma, 11 marzo - "I bambini migranti non hanno meno valore degli altri". Lo afferma il portavoce nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, commentando la sentenza della I sezione civile della Corte di Cassazione in tema di immigrazione.
"È sconcertante sapere - prosegue Vendola - che il diritto a crescere in maniera sana di un minore extracomunitario non abbia alcun significato in un Paese civile. È altrettanto sconcertante trovarsi di fronte alla brutalità di uno Stato che abbandona un bambino, bisognoso come i suoi coetanei di cure e affetto familiari".
La sentenza della Cassazione, sostiene ancora, è "un assurdo passo indietro rispetto a quanto dichiara espressamente la nostra Carta Costituzionale in tema di diritti prima di tutto naturali, che appartengono per natura all'uomo e che la Costituzione deve riconoscere, come nel caso di un figlio, qualsiasi sia la sua nazionalità".
"Sono queste le conseguenze disastrose di una legge xenofoba come la Bossi-Fini - conclude il leader di Sel - l'espressione più becera della controcultura del berlusconismo, che costringe i migranti a vivere nella clandestinità, trasformando la loro condizione di vita in un reato".
Nessun commento:
Posta un commento