Con il lavoro, per la democrazia, per Faenza

dal Circolo SEL di Faenza, 5 marzo 2010.

Il momento è più che mai grave e difficile per l’ex Omsa. C’è bisogno di unità tra tutti i lavoratori e con la città.

Sinistra Ecologia Libertà impegna la lista SINISTRA PER FAENZA – AMBIENTE, DIRITTI ed il Candidato Sindaco Giovanni Malpezzi a porre in essere tutti gli atti necessari per vincolare l’area interessata dall’Omsa ad attività strettamente legate alla produzione, in modo tale da impedire eventuali comportamenti speculativi dell’azienda e/o di altri privati a tutto danno del lavoro e della città e per individuare soluzioni che valorizzino l’esperienza e la professionalità, favorendo anche forme di gestione, dove la parte pubblica ed i lavoratori abbiano un ruolo manageriale con intervenenti anche sugli assetti della proprietà aziendale.

Contestualmente chiede al Sindacato d’intervenire per recuperare e garantire un reale rapporto democratico con le lavoratrici ed i lavoratori, che in oltre 180 hanno sottoscritto la richiesta di riconvocare l'assemblea, chiedendo piena informazione sull'accordo e voto segreto, e garantendo a tutti di poter essere presenti e coperti rispetto a future ingerenze e vessazioni.

Infatti l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Omsa, va riconvocata chiedendo a tutte e tutti di essere presenti durante la discussione, e pure nei momenti deliberativi, che dovranno vincolare le scelte del sindacato.

A sostegno della vertenza, che è nazionale, ma non può essere risolta soltanto secondo i voleri dell’azienda e con l’uso degli ammortizzatori sociali, la città di Faenza, deve assolutamente farsi carico delle scelte che riguardano il futuro produttivo dell’Omsa, delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori. 

In questo momento, dopo l’intervento del Governo, – servito solo per la passerella elettorale di Bossi e Minardi - con l’accordo sindacale sottoscritto presso il Ministero del lavoro, il gruppo Golden Lady è libero di effettuare ogni scelta che riguardi il futuro aziendale, ha le mani libere, libere anche di licenziare le lavoratrici ed i lavoratori e di chiudere lo stabilimento faentino.

E’ evidente la difficoltà in cui si sono trovati i dirigenti sindacali nazionali, ai cui due anni di cassa integrazione sono sembrati, oltre che un intervento tampone e di sostegno per le famiglie, una via d'uscita per molti dipendenti. Ma l'accordo sottoscritto grava solo sui dipendenti, sul lavoro che verrà a mancare, sull’economia di Faenza e sulle casse dello Stato, impegnate per gli ammortizzatori sociali, mentre la parte aziendale rimane libera e bella….spensierata!.

Se è vero, come è vero, e come lamentano tante lavoratrici, che in molti non sono stati messi a conoscenza della convocazione dell'assemblea dei dipendenti, e che si è deliberato senza fornire l'accordo sottoscritto ed usando sistemi di voto poco limpidi, che non hanno consentito la puntuale rilevazione dei presenti e degli aventi diritto ad esprimersi nel merito (tanti, infatti, sono stati i non lavoratori che hanno partecipato al momento assembleare e che pare si siano confusi tra i lavoratori votanti) non c’è altra strada: l’assemblea va riconvocata, non ultimo per l’unità dei lavoratori.

Luigi Carrano
selfaenza@gmail.com

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