Il 12 marzo sarò in piazza con la CGIL.
Sarò in piazza per lottare per il lavoro, per il mio, per quello dei nostri giovani e per quelli, ormai milioni che lo stanno perdendo.
Sarò in piazza per la dignità del lavoro, dignità che negli ultimi anni è andata scemando,confinando il mondo del lavoro in un limbo.
Sarò in piazza per quella dignità del lavoro che i Padri Costituenti avevano voluto evidenziare con l’articolo 1 della costituzione che celebra, “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, e che magari oggi forse qualcuno vorrebbe cambiare, per fondare questa Repubblica su qualcos’altro, non so, forse sull’evasione fiscale, sui falsi in bilancio, sulla furbizia individuale a scapito della collettività, sulla corruzione, perché negli ultimi anni questi sono i disvalori che stanno passando nell’indifferenza di tanti.
Fondare una Repubblica sul valore del lavoro è stato un impegno importante, perché è dal lavoro che si costruisce il futuro, che si rende ricca una nazione , che si creano le condizioni per uscire dall’ignoranza, per diventare cittadini a tutti gli effetti, che si buttano le basi per le conoscenze, scuole, università che sappiano formare i giovani, ed è sempre nel lavoro che si creano le condizioni per l’emancipazione delle donne.
Sarò in piazza per cercare di fermare i licenziamenti, che stanno sconvolgendo la vita di tante famiglie di lavoratori, buttati sulla strada da un giorno all’altro perché non servono più, perché oggi per le aziende è buono prendere i contributi e delocalizzare le produzioni.
Sarò in piazza per ridare voce a tutti quei morti sul lavoro, dimenticati, perché non fanno più notizia.
“Mai più” dicevamo dopo i morti nel rogo della Tissen, sdegnati, addolorati, umiliati, e invece tutti i giorni c’è un piccolo rogo, c’è qualcuno che lascia la famiglia salutando al mattino e che non torna alla sera nell’indifferenza generale.
Sarò in piazza per i giovani precari che dopo anni di studio, impegno, sacrifici per costruirsi un futuro, sono confinati a contratti a progetto, cococo, partite iva, tempo determinato di pochi mesi e altri 40 e più contratti possibili di flessibilità che non gli consentono di progettare il loro futuro, per poi sentirsi chiamare “bamboccioni”.
Sarò in piazza in questa giornata così vicina all’8 marzo festa delle donne per ribadire l’uguaglianza fra uomo e donna sul posto di lavoro, in un momento in cui se una donna sceglie di far carriera deve rinunciare alla famiglia o viceversa.
Sarò in piazza perché questa crisi del lavoro che sta mettendo ai margini della società tante famiglie, sta creando le condizioni per allontanare dall’università tanti giovani le cui famiglie non hanno le possibilità di mantenerli, tornando a una università fatta solo per i figli dei ricchi.
Sarò in piazza a fianco dei lavoratori dell’OMSA e delle tante altre realtà oggi in sofferenza, ma anche dei lavoratori che nella nostra realtà hanno già perso il posto di lavoro, perché licenziati o non riconfermati nelle aziende in crisi.
Sarò in piazza contro questa nuova porcata del governo di destra che dopo essere stato battuto qualche anno fa sul referendum sull’articolo 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori, per poter effettuare licenziamenti senza giusta causa, torna oggi all’attacco con un decreto legge che sui licenziamenti individuali, attraverso l’arbitrato e non più il giudice del lavoro, aggirerà l’applicazione delle leggi e dei contratti rendendo inefficace l’articolo 18.
Sarò in piazza con tanti ma soprattutto ci sarò con la bandiera di Sinistra Ecologia e Libertà, perché è dalla piazza, dalla vicinanza ai problemi della gente, da un vocabolario di priorità comuni, può rinascere una sinistra che torni a essere determinante per ridisegnare il futuro del nostro Paese.
Francesco Rivola
portavoce SEL valle del Senio
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