Quelle porte chiuse

C’è una cosa che in questi giorni mi indigna e non poco, e sono quelle porte chiuse della Camera dei Deputati.
In un Italia sempre più in ginocchio,dal punto di vista dell’economia, delle prospettive per il futuro, della moralità, quelle porte chiuse, sono uno schiaffo in faccia  a quelle centinaia di migliaia di persone che stanno perdendo il posto di lavoro, a quei milioni di lavoratori che ogni giorno che passa vedono restringersi i loro “diritti “ e “ cinesizzarsi” sempre di più il loro rapporto all’interno degli stabilimenti, ai giovani che con uno scatto di orgoglio hanno occupato i monumenti più importanti delle nostre città, per  portare finalmente all’ordine del giorno, il loro futuro ma soprattutto il futuro di un Paese che senza cultura e ricerca non può avere prospettive.
Un urlo di rabbia  mi esce dalla gola.
Come può un Paese in queste condizioni, dove ci sarebbe bisogno da parte di una classe politica  e di un governo degni di questo nome, di mettere in campo tutte le energie  e le intelligenze possibili, per cercare di trovare una via d’uscita da questa crisi che morde sempre più le famiglie, i cittadini, i lavoratori, le persone, con atti legislativi che cerchino di alleviare le difficoltà e di cominciare, al di là della propaganda a contrastare questa crisi, ebbene come può in un momento di così grande difficoltà, una classe politica decidere di chiudere le porte della Camera di Montecitorio per una decina di giorni.

Già come può fare un simile obbrobrio.

Sono mesi che questo Paese nel bene e nel male non viene governato, sono mesi che i cittadini sono lasciati alla deriva, perché le priorità sono altre.

Già prima la villa di Montecarlo che dalla primavera a ottobre ha tenuto banco, poi Ruby e le altre e i “bunga bunga”, ma di atti politici che intervenissero per mitigare gli effetti della crisi nessuno.

E ora ci si trova con questa maggioranza (finiani compresi) che decide di chiudere la Camera per questioni prettamente di “maggioranza” e non ci occupa di niente fino al 14 dicembre, giorno del fatidico voto di fiducia al governo, per evitare di far crescere le tensioni interne alla maggioranza in attesa , ormai non si sa più di cosa, se di un governo di salute pubblica, di unità nazionale, di un governo che vada da Di  Pietro a Fini, ma guidato da un esponente del PDL, fino a udite , udite, un Berlusconi bis, o un governo dove Berlusconi fa il ministro ma decide lui chi fa il Presidente.

Già questi signori decidono che in un momento di simili difficoltà si possono prendere una settimana o più di ferie.
Già forse è meglio andare a fare la settimana bianca o riposarsi,  alle spalle dei cittadini.
Questa  è la  maggioranza di  destra che parla normalmente di flessibilità,  di produttività e di competitività nel confronto del mondo del lavoro, appecorinandosi ai diktat di Confindustria e Marchionni vari, ma poi risulta essere assai poco produttiva nel legiferare e prendere provvedimenti che non siano di stretto interesse personale di Qualcuno.

Certo ora aspettiamo con ansia il 14 dicembre, nel frattempo assistiamo impotenti alle manovre di compravendita di voti dai vari schieramenti, vorrei ricordare solo qualche settimana fa l’On Calearo  eletto nelle liste del PD voluto in quelle liste da Veltroni, è entrato nel Gruppo Misto, per poter votare la fiducia al governo, magari in cambio di un posto da ministro o sottosegretario.
E qui si vede la moralità di molti di questi rappresentanti del popolo.

Spero vivamente che il 14 dicembre crolli tutto questo sistema immorale  che è stato il berlusconismo e che finalmente l’Italia e gli Italiani abbiano uno scatto di orgoglio per tornare a riappropriarsi della politica nella sua forma più alta e per tornare ad essere partecipi nelle scelte del Paese e che sappiano in futuro eleggere dei rappresentanti che abbiano la capacità di non dover più chiudere le porte del “Palazzo”, ma sappiano affrontare i problemi come ogni cittadino è chiamato a fare.

PS. sarebbe giusto che in questa settimana di chiusura della Camera, non venisse pagata  l’indennità, e il  risparmio andasse a incrementare i fondi per la Cultura.

Francesco Rivola
portavoce SEL Valle del Senio

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