Sinistra Ecologia Libertà Emilia Romagna vuole esprimere la sua solidarietà e sostegno alla FIOM per la lotta che sta sostenendo a tutela di tutte le lavoratrici e lavoratori italiani.
A Mirafiori non si gioca infatti soltanto un ricatto inaccettabile sulla pelle degli operai FIAT, messi di fronte all’alternativa fra perdita del posto di lavoro e rinuncia a diritti che appartengono alla civiltà del nostro paese.
Ciò che è in palio è il ruolo dell’Italia nell’economia globale, e quindi il nostro stesso futuro.
Con l’appoggio di un governo estraneo agli interessi nazionali si cerca di far passare l’idea che il mantenimento in Italia di cicli della produzione industriale non possa che passare per la riduzione dei livelli salariali, la cancellazione del diritto di sciopero, l’abolizione della malattia retribuita, l’imposizione di ritmi di lavoro sempre più pesanti.
In questo modo si sceglie definitivamente la strada della competizione al ribasso con i paesi della periferia del mondo, abbandonando il modello europeo, e imboccando una china dagli esiti prevedibili quanto inaccettabili.
Si è cominciato parlando di eccezione Pomigliano, ora l’eccezione è diventata la Fiat, domani sarà la norma per tutto il lavoro dipendente.
Pensare che scelte politiche di tale portata debbano pesare esclusivamente sulle spalle dei lavoratori di Mirafiori e attribuire al referendum di oggi e domani niente più che il valore di una scelta sull’organizzazione interna di un’azienda sarebbe uno sbaglio clamoroso.
Per questo è lecito dubitare della legittimità di quello strumento, per il merito su cui si è chiamati a votare e per il contesto in cui questo avviene.
Per questo la sinistra non ha scelta nella valutazione dell’operazione di Marchionne. Non si può parlare di rilancio del paese senza partire dalla centralità del lavoro, senza scegliere apertamente di tornare a giocare un ruolo nella fascia alta dell’economia mondiale, senza una crescita della domanda interna, senza un indirizzo strategico che punti all’innovazione di prodotto e alla ricerca.
Tutto il contrario di quanto propone la FIAT, che pretende dai lavoratori un salto indietro di 50 anni senza nemmeno un piano industriale, che non sia il miraggio del miliardo.
Marchionne e Berlusconi vogliono che l’Italia diventi terreno di conquista e scorribanda per la speculazione finanziaria e per investitori senza scrupoli. Noi stiamo con la FIOM.
A Mirafiori non si gioca infatti soltanto un ricatto inaccettabile sulla pelle degli operai FIAT, messi di fronte all’alternativa fra perdita del posto di lavoro e rinuncia a diritti che appartengono alla civiltà del nostro paese.
Ciò che è in palio è il ruolo dell’Italia nell’economia globale, e quindi il nostro stesso futuro.
Con l’appoggio di un governo estraneo agli interessi nazionali si cerca di far passare l’idea che il mantenimento in Italia di cicli della produzione industriale non possa che passare per la riduzione dei livelli salariali, la cancellazione del diritto di sciopero, l’abolizione della malattia retribuita, l’imposizione di ritmi di lavoro sempre più pesanti.
In questo modo si sceglie definitivamente la strada della competizione al ribasso con i paesi della periferia del mondo, abbandonando il modello europeo, e imboccando una china dagli esiti prevedibili quanto inaccettabili.
Si è cominciato parlando di eccezione Pomigliano, ora l’eccezione è diventata la Fiat, domani sarà la norma per tutto il lavoro dipendente.
Pensare che scelte politiche di tale portata debbano pesare esclusivamente sulle spalle dei lavoratori di Mirafiori e attribuire al referendum di oggi e domani niente più che il valore di una scelta sull’organizzazione interna di un’azienda sarebbe uno sbaglio clamoroso.
Per questo è lecito dubitare della legittimità di quello strumento, per il merito su cui si è chiamati a votare e per il contesto in cui questo avviene.
Per questo la sinistra non ha scelta nella valutazione dell’operazione di Marchionne. Non si può parlare di rilancio del paese senza partire dalla centralità del lavoro, senza scegliere apertamente di tornare a giocare un ruolo nella fascia alta dell’economia mondiale, senza una crescita della domanda interna, senza un indirizzo strategico che punti all’innovazione di prodotto e alla ricerca.
Tutto il contrario di quanto propone la FIAT, che pretende dai lavoratori un salto indietro di 50 anni senza nemmeno un piano industriale, che non sia il miraggio del miliardo.
Marchionne e Berlusconi vogliono che l’Italia diventi terreno di conquista e scorribanda per la speculazione finanziaria e per investitori senza scrupoli. Noi stiamo con la FIOM.
Giovanni Paglia
Coordinatore regionale SEL Emilia-Romagna
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