Le varie facce della stessa medaglia

I giornali di questi giorni ci hanno messo di fronte  a una serie di episodi, apparentemente distanti uno dall’altro ma che in realtà altro non sono che le diverse facce della stessa medaglia.
La sera prima dell’Epifania nella ricca e benestante Bologna, muore un bimbo di 23 giorni, italiano, come hanno tenuto a evidenziare gli organi di stampa, con l’unica colpa di essere venuto al mondo in una famiglia che vive la vita in uno stato di precarietà, e di evidente miseria, fatta di lavori precari e saltuari .
Sembra che i genitori non si siano rivolti ai servizi sociali per paura di perdere la potestà genitoriale sui figli, e quindi di perdere il piccolo Devid, ( questo è il nome del piccolo che è deceduto) il gemellino e una sorellina di 18 mesi.
Un dramma della miseria e dell’ignoranza che ha lasciato esterrefatti e indignati i bolognesi.
Ma quanti di quelli rimasti allibiti da questa notizia avevano avuto occasione di vedere questa famiglia in difficoltà, l’avevano incontrata magari sotto i portici? e con che occhi la guardavano?

Tg 3 regionale di qualche settimana fa, in un paese della provincia di Modena, ricca e grassa Emilia, ici sono delle auto in un parcheggio dove al suo interno ci sono delle coppie, famiglie fino a ieri normali, che  dopo aver perso il lavoro, si sono ritrovate senza casa e senza possibilità di poter pagare un’ affitto e ora vivono in questo parcheggio dormendo in macchina. A volte hanno la possibilità di andare a mangiare alla mensa della Caritas in altre occasioni si arrangiano.
Stanno assieme nel parcheggio per vincere la paura durante la notte, si lavano alla fontana pubblica poco distante e i bar sono i loro servizi igienici.

Tg 3 del 12 gennaio, Sardegna, una mamma con una piccola di pochi mese riceve lo sfratto e sono costrette a vivere in un garage, messo a disposizione da amici.
Vivono e dormono nel garage insieme a un’auto, dove non c’è spazio per muoversi. 
La madre fa dei lavori di pulizia presso alcune famiglie, ma il reddito mensile non supera i 350 euro al mese e un affitto non è possibile pagarlo
.
Scene di ordinaria  miseria, che da un po’ di tempo fa sembrava una “piaga” debellata, poi  sembrava una di quelle “malattie” che potevano colpire solo gli extracomunitari e dalla quale noi “ italiani “ ne eravamo immuni, ora ci siamo dentro fino al collo.

Cambio di scena, cancelli di Mirafiori, davanti all’entrata dello stabilimento FIAT si fronteggiano operai che devono scegliere con un referendum farsa se continuare a lavorare senza diritti, senza rappresentanza, e con molte incertezze per il futuro o se rischiare di perdere il lavoro.
Questo per poco più di 1000 euro al mese, vera e propria sopravvivenza.
Questa scelta sono ben consapevoli, non è solo per loro, ma a caduta toccherà anche tanti altri lavoratori fuori da quei cancelli.
È una nuova guerra fra poveri, rabbia, disperazione, pianto, segnano queste giornate.

In un ufficio sobrio, come lo ha definito Chiamparino, (Sindaco di Torino) e super tecnologico ben 3 computer accesi, siede il personaggio dell’anno del “Sole 24 ore” sua maestà Sergio Marchionne da tutti riverito sia a destra che nel centrosinistra, è lui che ha scritto l’accordo sul quale si stanno fronteggiando i lavoratori.
Sergio Marchionne percepisce uno stipendio minimo di 4.5 milioni di euro anno, arrotondato grazie alle stock options che gli vengono riconosciute  a varie decine di milioni l’anno, pari allo stipendio medio di 1037 lavoratori FIAT.

Nuova scena , titoli di prima pagina di molti giornali nazionali in questi giorni “ Lista Falciani”.
È una lista di circa 7000 italiani che ha depositato circa 5 miliardi e mezzo di euro nella filiale di Ginevra della  HSBC, in parte se non in toto, presumibilmente in “nero”. Ora 120 procure stanno indagando.
Ci sono piccoli imprenditori , professionisti, attori, bei nomi del mondo della moda e intere famiglie imprenditoriali dai nonni ai nipoti.
Quante HSBC ci sono in giro per il mondo?

Soldi , tanti soldi, ricchezza a volontà, ma la volontà innanzi tutto di evadere , non pagare le tasse, non condividere la solidarietà che la costituzione esprime chiamando tutti a partecipare a seconda del proprio reddito alle spese per garantire i servizi.
Soldi immobilizzati che non creano ricchezza, ma forse danno un senso di potere a chi li versa in questi depositi, sentirsi “furbi” rispetto alla normalità della maggior parte dei cittadini.

E così i servizi pubblici che anche questi signori forse a volte usano, vengono pagati da chi è costretto a lavorare per poco più di 1000 euro al mese perché è il lavoro dipendente che paga le tasse per tanti.

Altra scena, il Papa che proclama che l’insegnamento dell’educazione sessuale e civile  minaccia la libertà religiosa.

Ecco allora le diverse facce di una stessa medaglia, da una parte chi si danna per sopravvivere , dall’altra  invece ricchezze senza senso,  e una Chiesa che invece di intervenire sulle questioni sociali, sui drammi di tanta parte della società, su una redistribuzione più equa della ricchezza,  proclamando gli insegnamenti evangelici, la vicinanza agli ultimi, sceglie ancora una volta di eludere la questione per parlare di altro.

Una Chiesa che deve fare i conti con gli abusi sessuali perpetrati negli anni, non trova di meglio che essere contro all’educazione sessuale, forse anche loro dovrebbero adottarla nei loro seminari.
Una Chiesa che nulla ha detto sull’uso delle escort da parte del Presidente del Consiglio oggi si preoccupa che venga insegnata l’educazione sessuale ai giovani.

Una Chiesa che si schiera  contro l’educazione civica, una materia che può creare le basi per costruire un cittadino migliore, laico e quindi rispettoso di tutte le fedi e le differenze  e che  magari capisce anche che il pagare le tasse è fondamentale per vivere meglio tutti in nome della solidarietà.

Ecco una Chiesa che si schiera ancora sul niente e ricchi che esportano i loro capitali all’estero da una parte, mentre dietro l’angolo ci sono persone che muoiono o faticano a sopravvivere ci dimostra come questa medaglia che è il nostro Paese sta creando sempre più ingiustizie sociali.

I più ricchi si arricchiscono sempre più e i più poveri  sono sempre più poveri.

Ecco perché ora urge cambiare qualcosa in questo nostro Paese.
Per non indignarci  più per la morte di un neonato.

Francesco Rivola
portavoce SEL Valle del Senio

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