Regioni ed Enti Locali si trovano sotto un tiro incrociato. I tagli decisi dal governo Berlusconi si intrecciano sia con la crisi economica che con il Patto di Stabilità interno. La ricaduta è pesante per la qualità e per la quantità dei servizi resi ai cittadini. Questi tagli agli investimenti ed alla spesa corrente rischiano anche di approfondire la crisi occupazionale che si sta manifestando come conseguenza della crisi economica e finanziaria globale. C’è dunque il rischio reale che si produca un avvitamento pericoloso: la crisi genera una maggiore richiesta di welfare locale, ma gli Enti locali sono posti invece nella condizione di doverlo ridurre.
Per questo occorre un forte moto di protesta delle forze politiche che si oppongono a Berlusconi delle forze sociali e degli stessi enti locali per contrastare queste scelte.
E nel farlo occorre denunciare pubblicamente questa situazione, informare i cittadini dei rischi che incombono sui servizi locali, chiamarli alla mobilitazione ed alla riflessione comune su come si possa combattere questa battaglia determinante, senza trasformarsi in semplici attuatori riluttanti delle decisioni prese da Tremonti.
Non potremo vincere facendo affidamento sulla capacità di pochi nel trovare escamotage e/o trucchi.
Per questo occorre un forte moto di protesta delle forze politiche che si oppongono a Berlusconi delle forze sociali e degli stessi enti locali per contrastare queste scelte.
E nel farlo occorre denunciare pubblicamente questa situazione, informare i cittadini dei rischi che incombono sui servizi locali, chiamarli alla mobilitazione ed alla riflessione comune su come si possa combattere questa battaglia determinante, senza trasformarsi in semplici attuatori riluttanti delle decisioni prese da Tremonti.
Non potremo vincere facendo affidamento sulla capacità di pochi nel trovare escamotage e/o trucchi.
- La prima condizione per provare a vincere è la partecipazione democratica, il coinvolgimento attivo dei cittadini, promuovendo, come partiti del centrosinistra, assemblee popolari nei quartieri e nei comuni sui bilanci degli enti locali.
- La seconda è quella di ricondurre l'azione degli enti locali a comportamenti e priorità condivisi su un'area vasta, possibilmente regionale, anche come conseguenza necessaria per definire le risorse e gli obiettivi tra il livello Regionale e i livelli locali per la definizione dell’annunciato Patto di Stabilità Regionale
- La terza è quella di definire delle priorità che diano sostegno ai cittadini colpiti dalla crisi: welfare, sanità, politiche del lavoro, qualità dello sviluppo territoriale e trasporto pubblico locale.
- La quarta è quella di puntare ad una profonda modifica del patto di stabilità, anche con azioni di esplicita disobbedienza nell'applicarlo, e ad anticipare le promesse sul federalismo fiscale al 2011, fornendo ai comuni la potestà su alcuni entrate come quella dell'ICI sulle case dei proprietari con redditi medio-alti.
- La quinta è quella di privilegiare ambiti gestionali pubblici dei servizi di area vasta attraverso lo strumento dell’Unione dei Comuni (come consorzi, associazioni e gestioni associate) per procedere ad una razionalizzazione delle funzioni che salvaguardi i servizi in qualità e quantità. Un esempio concreto potrebbe essere quello dei trasporti pubblici locali con l'istituzione di una azienda regionale.
- La sesta è quella di evitare l’aumento delle addizionali IRPEF dei Comuni, valutando in alternativa un intervento sulle tariffe dei servizi da ancorare a parametri ISEE amplianti nei tetti massimi, in modo da ripartire sulle fasce più agiate della domada l’onere derivante dai ridotti trasferimenti statali.
- La settima è quella di una riconversione delle mission delle multiutility con un forte ancoraggio al piano energetico regionale.
- L'ottava è quella di implementare strategie locali per la lotta al lavoro nero all'evasione contributiva e fiscale che abbia una ricadute anche sul sistema delle tariffe per l'accesso ai servizi ma anche come risposta al problema del costo delle bollette che ogni famiglia deve pagare.
- La nona è quella di rifiutare la privatizzazione o esternalizzazione dei servizi locali come metodo di aggiramento del patto di stabilità.
- La decima è quella di uno sviluppo territoriale e regionale che deve dare priorità agli investimenti sull’innovazione e ricerca nel processo di riconversione industriale anche come condizione per salvaguardare qualità del lavoro e coesione sociale.
Noi proponiamo a tutte le forze di opposizione, di dar vita ad iniziative di mobilitazioni unitarie, da articolare nel territorio regionale, con l'obiettivo di costruire, insieme con il nostro popolo, una piattaforma condivisa.
Sinistra Ecologia Libertà dell’Emilia Romagna
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