Ai privati una parte delle azioni Hera.
Chi lo ha deciso? Perché i Comuni non parlano?
HERA oggi è una società di capitali a maggioranza pubblica, con i Comuni che detengono il 51% circa del capitale e una intesa di voto che ha in mano il 59%. Oggi HERA vuole lanciare un prestito obbligazionario convertibile in azioni di 140 milioni di euro da collocarsi verso investitori privati, una decisione che modifica gli equilibri proprietari.
Nei mesi scorsi, si è più volte parlato della vendita del patrimonio azionario dei comuni per “fare Cassa” e rientrare nel Patto di Stabilità imposto dal Governo.
Su questo argomento, il consigliere Gian Guido Naldi ha presentato una interpellanza, chiedendo alla Giunta se non ci sia il rischio di una privatizzazione strisciante di Hera, non guidata da una decisione comune di politica industriale. Il Sottosegretario Bertelli, ha risposto che la Regione teme questo tipo di azioni, perché non risolvono il problema economico dei Comuni che “non possono pensare per il futuro di continuare a vendere o a svendere quote di capitale di partecipazione o altro per far fronte alla stabilità dei bilanci:
inevitabilmente, quando avranno esaurito le quote Hera, questi problemi si riproporranno”. Per questo motivo, come ha detto Bertelli, la Regione tenterà di sollecitare una discussione pubblica e ampia, perchè si prendano delle decisioni consapevoli sulla questione della vendita azionaria.
La nuova mossa del CDA di HERA apre nuovi scenari e crea nuovi dubbi.
Perché HERA ha bisogno di un aumento del capitale sociale travestito da prestito obbligazionario convertibile? A cosa serve questa iniezione di liquidità dopo che HERA ha diminuito di molto gli investimenti sui territori dell’Emilia Romagna? A sostegno di quale strategia di investimenti? A garantirsi nuove avventure finanziarie, dopo che il titolo è stato abbassato di rating per eccesso di indebitamento? A questo proposito leggiamo sui giornali dell’espasione di Hera in Liguria e dell’accordo che sta stipulando con ACAM, multi utility con sede a La Spezia.
Il prestito obbligazionario alla scadenza della conversione, tra un paio di anni, farà diluire il capitale pubblico al 48% e quello di voto al 55%.
Nel frattempo, decidendo ciascun Comune per conto proprio, se qualcuno dovesse decidere di vendere le proprie azioni, Hera diventerà privata senza che ciò sia stato deciso in nessuna sede comune.
Il Decreto Ronchi, in questo caso, troverebbe una singolare applicazione, legata alla mancanza di una responsabilità pubblica collettiva e trasparente.
L’Assemblea degli Azionisti non ha nulla da eccepire rispetto a questa proposta?
I Consigli Comunali hanno deliberato in materia?
Chiediamo che i Sindaci e in particolare Daniele Manca, presidente Patto di Sindacato Soci pubblici Hera, i Consigli Comunali, le Province e la Regione esprimano la loro posizione, nelle rispettive competenze istituzionali, a questa strana vicenda che rimette in discussione la presenza pubblica nell’economia emiliana per far entrare ancora di più il privato nei servizi pubblici locali.
Bologna, 18 novembre 2010
Gruppo SEL-Verdi
Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna
Chi lo ha deciso? Perché i Comuni non parlano?
HERA oggi è una società di capitali a maggioranza pubblica, con i Comuni che detengono il 51% circa del capitale e una intesa di voto che ha in mano il 59%. Oggi HERA vuole lanciare un prestito obbligazionario convertibile in azioni di 140 milioni di euro da collocarsi verso investitori privati, una decisione che modifica gli equilibri proprietari.
Nei mesi scorsi, si è più volte parlato della vendita del patrimonio azionario dei comuni per “fare Cassa” e rientrare nel Patto di Stabilità imposto dal Governo.
Su questo argomento, il consigliere Gian Guido Naldi ha presentato una interpellanza, chiedendo alla Giunta se non ci sia il rischio di una privatizzazione strisciante di Hera, non guidata da una decisione comune di politica industriale. Il Sottosegretario Bertelli, ha risposto che la Regione teme questo tipo di azioni, perché non risolvono il problema economico dei Comuni che “non possono pensare per il futuro di continuare a vendere o a svendere quote di capitale di partecipazione o altro per far fronte alla stabilità dei bilanci:
inevitabilmente, quando avranno esaurito le quote Hera, questi problemi si riproporranno”. Per questo motivo, come ha detto Bertelli, la Regione tenterà di sollecitare una discussione pubblica e ampia, perchè si prendano delle decisioni consapevoli sulla questione della vendita azionaria.
La nuova mossa del CDA di HERA apre nuovi scenari e crea nuovi dubbi.
Perché HERA ha bisogno di un aumento del capitale sociale travestito da prestito obbligazionario convertibile? A cosa serve questa iniezione di liquidità dopo che HERA ha diminuito di molto gli investimenti sui territori dell’Emilia Romagna? A sostegno di quale strategia di investimenti? A garantirsi nuove avventure finanziarie, dopo che il titolo è stato abbassato di rating per eccesso di indebitamento? A questo proposito leggiamo sui giornali dell’espasione di Hera in Liguria e dell’accordo che sta stipulando con ACAM, multi utility con sede a La Spezia.
Il prestito obbligazionario alla scadenza della conversione, tra un paio di anni, farà diluire il capitale pubblico al 48% e quello di voto al 55%.
Nel frattempo, decidendo ciascun Comune per conto proprio, se qualcuno dovesse decidere di vendere le proprie azioni, Hera diventerà privata senza che ciò sia stato deciso in nessuna sede comune.
Il Decreto Ronchi, in questo caso, troverebbe una singolare applicazione, legata alla mancanza di una responsabilità pubblica collettiva e trasparente.
L’Assemblea degli Azionisti non ha nulla da eccepire rispetto a questa proposta?
I Consigli Comunali hanno deliberato in materia?
Chiediamo che i Sindaci e in particolare Daniele Manca, presidente Patto di Sindacato Soci pubblici Hera, i Consigli Comunali, le Province e la Regione esprimano la loro posizione, nelle rispettive competenze istituzionali, a questa strana vicenda che rimette in discussione la presenza pubblica nell’economia emiliana per far entrare ancora di più il privato nei servizi pubblici locali.
Bologna, 18 novembre 2010
Gruppo SEL-Verdi
Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna
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