Che cosa è il berlusconismo?
E’ il disinvolto e cinico capovolgimento della realtà, spesso aiutato dal controllo dei media. E’ quello che sta avvenendo in questi giorni con la legge Gelmini.
I ricercatori e gli scienzati salgono sui tetti con i loro miserabili stipendi ed eccoli diventare in un improvviso paradosso, i baroni dell’universita’ italiana.
Badate bene, per la Gelmini e il governo i ricercatori sono i baroni, non coloro che pensavano o che stanno pensando in qualche ateneo del Nord di concedere la laurea ad honorem al ministro Bossi (non si sa bene peraltro, in base a quale merito scientifico).
La Gelmini insieme a Tremonti annuncia in pompa magna che presto arriverà un miliardo di euro per le università. E i fondi del finanziamento ordinario del 2010 quando arriveranno negli atenei italiani?
Avete capito bene: non parlo dei fondi per il 2011, ma di quelli del 2010 che a dicembre di quest’anno non sono stati ancora ripartiti e inviati agli atenei. Una vicenda di un’enormità clamorosa, nel silenzio generale.
La Gelmini denuncia ai quattro venti che nell’università italiana si spreca. Che esistono ben 95 università, ci sono (o meglio c’erano) più di 320 sedi distaccate (spesso per compiacere il notabile politico di turno), ci sono (o meglio c’erano) 5.000 corsi di laurea.
Ma il ministro Gelmini quale location utilizza per la sua denuncia pubblica? Utilizza le telecamere, a Milano, di fianco all’attuale sindaco Letizia Moratti che è l’autrice in un precedente governo Berlusconi dell’aumento degli atenei, delle sedi distaccate, della proliferazione del corsi di laurea.
Bastano solo questi tre esempi lampanti per dire che hanno ragione da vendere quei ragazzi, quei ricercatori, quei docenti che ancora oggi lanceranno il loro grido di dolore alle forze politiche affinché il Parlamento fermi una legge inutile e dannosa.
Sì, quei ragazzi e ragazze, quei docenti, quei ricercatori sono uno squarcio di luce nella notte berlusconiana. Sono l’Italia migliore.
Nichi Vendola
E’ il disinvolto e cinico capovolgimento della realtà, spesso aiutato dal controllo dei media. E’ quello che sta avvenendo in questi giorni con la legge Gelmini.
I ricercatori e gli scienzati salgono sui tetti con i loro miserabili stipendi ed eccoli diventare in un improvviso paradosso, i baroni dell’universita’ italiana.
Badate bene, per la Gelmini e il governo i ricercatori sono i baroni, non coloro che pensavano o che stanno pensando in qualche ateneo del Nord di concedere la laurea ad honorem al ministro Bossi (non si sa bene peraltro, in base a quale merito scientifico).
La Gelmini insieme a Tremonti annuncia in pompa magna che presto arriverà un miliardo di euro per le università. E i fondi del finanziamento ordinario del 2010 quando arriveranno negli atenei italiani?
Avete capito bene: non parlo dei fondi per il 2011, ma di quelli del 2010 che a dicembre di quest’anno non sono stati ancora ripartiti e inviati agli atenei. Una vicenda di un’enormità clamorosa, nel silenzio generale.
La Gelmini denuncia ai quattro venti che nell’università italiana si spreca. Che esistono ben 95 università, ci sono (o meglio c’erano) più di 320 sedi distaccate (spesso per compiacere il notabile politico di turno), ci sono (o meglio c’erano) 5.000 corsi di laurea.
Ma il ministro Gelmini quale location utilizza per la sua denuncia pubblica? Utilizza le telecamere, a Milano, di fianco all’attuale sindaco Letizia Moratti che è l’autrice in un precedente governo Berlusconi dell’aumento degli atenei, delle sedi distaccate, della proliferazione del corsi di laurea.
Bastano solo questi tre esempi lampanti per dire che hanno ragione da vendere quei ragazzi, quei ricercatori, quei docenti che ancora oggi lanceranno il loro grido di dolore alle forze politiche affinché il Parlamento fermi una legge inutile e dannosa.
Sì, quei ragazzi e ragazze, quei docenti, quei ricercatori sono uno squarcio di luce nella notte berlusconiana. Sono l’Italia migliore.
Nichi Vendola