E quindi uscimmo a riveder le stelle

E’ un ciclone. Non è un vento di cambiamento, semmai un uragano di buona politica. Milano, Napoli, Cagliari, Trieste e tante, davvero tante, altre realtà d’Italia sono gli emblemi di un Paese che ha già voltato pagina, che vuole cambiare e guardare al futuro, che non si fa più ingannare dalla vecchia politica e dai venditori di tappeti che in questi giorni hanno trattato i cittadini come perfetti stupidi. Come se fosse possibile comprarsi qualsiasi cosa, un voto quanto la dignità.

C’è un’Italia migliore. Quella che non ha mai avuto paura, che non ha mai smesso di sperare e di lottare, che non si è lasciata andare a facile promesse o all’estremismo di una campagna elettorale condotta in maniera irresponsabile da Berlusconi e da molti suoi sodali.

Adesso niente sarà più come prima, che Berlusconi se ne vada stasera o domani. Il berlusconismo è alle corde non solo per le sconfitte elettorali, ma perché queste dimostrano la comparsa alle porte della storia di  un racconto di un’Italia che sembrava dimenticata nelle falde del ciarpame visto nei palazzi in questi grigi anni. E’ l’Italia più bella, quella dei giovani tornati alla politica, delle donne e degli uomini che hanno visto in Giuliano Pisapia, Luigi De Magistris, Massimo Zedda, per citarne alcuni, i simboli di una liberazione collettiva e partecipata da una classe dirigente incapace e prepotente.

La partita è riaperta, finalmente.  E sono fuochi d’artificio. Erano anni che non li vedevamo di così belli. Godiamoceli, anche se per poche ore. Perché adesso è venuto il momento di ricostruire un Paese intero e di farlo con il sorriso sulle labbra.

Nessun commento: