Le cittadine e i cittadini italiani hanno voluto fare a se stessi il miglior regalo per festeggiare i 150 anni dell’unità del paese, riconquistando i beni comuni, a partire dall’acqua, e insieme il diritto di decidere del loro futuro.
Questo ci consegna oggi una forte responsabilità, perché per la prima volta dopo 20 anni abbiamo nuovamente la possibilità di pensare a come il servizio idrico debba essere organizzato per garantire a noi e alle future generazioni il diritto all’acqua, inteso non come semplice accesso alla risorsa, ma come tutela di un bene indispensabile alla vita del pianeta.
Il referendum ci consegna un mandato politico da cui sarà necessario partire, ovvero la preminenza della proprietà e gestione pubblica, come garanzia di esclusione del profitto dagli obiettivi del servizio.
Allo stesso tempo noi aggiungiamo che, poiché la partecipazione popolare ha reso possibile un obiettivo altrimenti irraggiungibile, sarà necessario individuare forme di controllo partecipato delle comunità locali sull’organizzazione del ciclo idrico, che dovrà avere fra i propri obiettivi fondamentali il risparmio della risorsa e la possibilità di accesso per tutte e tutti, in un quadro che veda l’accesso all’acqua come diritto umano universale.
Sul piano locale, questo significa certamente ragionare da subito sul conferimento dell’intero ciclo idrico integrato ad aziende interamente pubbliche, sottraendolo al controllo totale o parziale di società orientate al mercato come Hera spa, I cui stessi obiettivi dovranno essere rivisti, alla luce del chiaro orientamento politico espresso da oltre il 60% delle elettrici ed elettori dell’Emilia Romagna.
La Romagna e Ravenna potrebbero fare da apripista in questo percorso, data la presenza di una società interamente pubblica come Romagna Acque, che già controlla e gestisce la totalità delle fonti e degli impianti di captazione e potabilizzazione, rendendo così possibile la chiusura dell’intero ciclo con il solo conferimento della distribuzione.
Appare chiaro che in questo caso il recesso dalla condizione di società di capitali, che peraltro abbiamo chiesto e ottenuto fosse inserito nei programmi di Sindaco e Presidente della Provincia, renderebbe più facile e immediata la possibilità di proseguire negli investimenti, che nel quadro normativo introdotto dal referendum devono essere fatti in assenza di remunerazione del capitale.
A questo proposito, e in risposta al paventato blocco degli interventi sul ciclo idrico, ipotizzato da Hera, riteniamo che si possa immediatamente sollecitare il governo ad intervenire sulla cassa depositi e prestiti, per garantire in forma di capitale di debito le risorse necessarie agli investimenti sul ciclo idrico. La stessa cassa depositi e prestiti non dovrebbe peraltro avere difficoltà ad intervenire in questa direzione, dato l’accumulo che le deriva dal conferimento del TFR di tante lavoratrici e lavoratori italiani, che la legge destina proprio al finanziamento di opere pubbliche.
Un ulteriore intervento potrebbe essere la concessione di una deroga al patto di stabilità per quei comuni virtuosi che volessero investire nel ciclo idrico e che attualmente si trovano nell’assurda impossibilità di agire.
Tutto questo in attesa di determinare un nuovo, compiuto quadro normativo, che, a partire dalla nitida opzione politica uscita dai referendum, individui le nuove modalità di organizzazione dei servizi pubblici locali.
Sotto questo profilo, ricordiamo la risoluzione da noi presentata e sottoscritta da tutti i gruppi del centrosinistra regionale, che impegna la giunta dell'Emilia Romagna ad agire in sintonia con lo spirito referendario, a partire dalla centralità della gestione pubblica del bene comune per eccellenza.
Sinistra Ecologia Libertà, non solo a Ravenna, ha chiesto e ottenuto nella tornata amministrativa appena conclusa che le nuove amministrazioni di centrosinistra si impegnassero a rivedere le proprie politiche in questi settori, nonché a valorizzare la diffusione di pratiche che favoriscano la partecipazione delle cittadine e dei cittadini.
Potevano sembrare parole vuote o formule di comodo. Erano invece una scommessa preventiva sull’esito dei referendum di giugno.
Ora è il tempo di trasformare i programmi in interventi concreti e noi faremo la nostra parte.
Federazione di Ravenna
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