La notizia secondo cui il dirigente scolastico della scuola elementare e media di Adro, dopo aver ricevuto l’approvazione del Consiglio di Istituto, sta procedendo alla rimozione dei simboli della Lega non ci deve tranquillizzare. Anzi, ci allarma.
Non ripeto le argomentazioni su questa vicenda, già pubblicate su questo sito il 14 settembre scorso. E lasciamo stare l’arrogante reazione del sindaco, che dopo aver detto nei giorni scorsi di essere disposto a rimuovere i simboli leghisti, purchè qualcuno rimborsasse il comune, oggi minaccia di rimetterli qualora il dirigente scolastico li faccia rimuovere (e in questo caso, i soldi dove li troverebbe?). Lasciamolo stare, perché lui ha già … gettato il cuore oltre l’ostacolo ed è convinto di vivere già in uno Stato diverso dall’Italia, il cui capo è il Senatur: per lui, insomma, la Repubblica Italiana e la democrazia si fermano ad Adro e perciò si comporta come l’improbabile borgomastro del primo nucleo dell’agognato Stato di Padania, peraltro a partito unico e finalmente liberato dall’Italia.
Occupiamoci dei fatti. Ebbene, non spetta al dirigente scolastico e neppure al Consiglio di Istituto mettere mano all’edificio scolastico e ai suoi arredi, perchè si tratta di materia di competenza del comune. Il Consiglio di Istituto, semmai, ha il potere di deliberare sull’intitolazione della scuola. Anzi, visto che oggi intende cambiarla, è lecito chiedersi: chi aveva deciso di intitolarla – appena un mese addietro – a Gianfranco Miglio, se non il Consiglio di Istituto? Siamo di fronte a un’altra violazione di legge, da parte del sindaco?
In attesa che venga chiarita la vicenda dell’intitolazione della scuola, il punto è che sulla rimozione dei simboli qualcuno sta scaricando sul dirigente scolastico e sugli organi collegiali della scuola responsabilità improprie. In sintesi: accertato che non è possibile, in Italia, da quando c’è la democrazia, imprimere simboli di un partito su un edificio pubblico e sulle sue suppellettili; accertato che invece questo sindaco della Repubblica della banane lo ha fatto; preso atto che è rimasto inascoltato l’appello (fermo) del Presidente Napolitano, nonché quello (blando) del ministro dell’istruzione, chi davvero ha il potere di imporre al sindaco la rimozione dei simboli è soltanto il prefetto di Brescia.
Perché non lo ha fatto finora? Ne “I promessi sposi”, vi è la celebre figura del curato del paese di Renzo e Lucia: don Abbondio. Il Manzoni dice di lui che “non era nato con un cuor di leone”. Non ho notizie del cuore del prefetto di Brescia, ma non deve essere una pura coincidenza il fatto che egli dipende dal ministro dell’interno, Maroni, esponente di primo piano della Lega, come l’infelice sindaco di Adro.
Allora, il Ministero dell’Interno vuole decidersi a risolvere questo problema, prima che l’improbabile borgomastro di cui sopra trovi altri imitatori? E prima che altri partiti facciano cose simili nei comuni dove sono maggioranza?
Carlo De Santis
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