Leggevo proprio ieri, con molta sorpresa, che i tesserati dell’ ANPI sono aumentati nel giro di 4 anni da 83mila a 113mila, da quando hanno aperto il tesseramento anche ai non partigiani inserendo la qualifica di “antifascista”. L’articolo diceva anche che moltissimi sono i giovani dai diciotto ai trentacinque anni. Il 25 aprile è una giornata davvero importante, l’Italia fonda le proprie radici sulla resistenza. Ed è triste, molto triste che in momenti come questi di folle revisionismo storico il ministro dell’istruzione stesse per approvare una riforma che vedeva sparire la parola “partigiano” dai libri di testo, sminuendo inoltre la resistenza nel suo complesso. Ho usato appunto il condizionale, perché fortunatamente qualcuno si è svegliato dal torpore e ha impedito che ciò accadesse. Siamo i figli di generazioni che hanno combattuto per avere la libertà e i diritti che oggi stiamo aimè riperdendo. Dovremmo pensare, riflettere ma soprattutto parlare di quanto accaduto nel 1945, abbiamo ancora l’opportunità di avere testimoni. Abbiamo ancora la fortuna di scorgere nei loro occhi la vera essenza di quello che è stata la guerra. Possiamo ancora percepire le loro emozioni. Abbiamo il dovere di farlo, ma non solo il giorno della liberazione. Dobbiamo ricordarci più spesso di quello che i nostri nonni o bisnonni hanno passato.
Quelle esperienze nascondono il significato vero della vita e della sua importanza. Mia nonna è stata messa in fila pronta ad essere fucilata, era piccola, troppo per riuscire a cogliere quello che stava succedendo ma non potrà mai dimenticare l’espressione di sua madre e dei suoi paesani. Poi un generale tedesco particolarmente generoso ha deciso di non applicare la regola del dieci per uno. Io sono figlio di quella piccola parte di storia. Proviamo a riflettere su questo. Ognuno di noi ha esperienze familiari da ricordare. Facciamolo oggi e ripromettiamoci di farlo più spesso in futuro.
Come potete immaginare io sono tesserato all’ANPI, reputo quella tessera una delle più significative. Perché oggi l’antifascismo è un valore da preservare. Così come la resistenza ma non solo per il suo significato storico. Resistere oggi significa lottare per quello che abbiamo, per mantenere delle condizioni di lavoro accettabili e annessi diritti, significa pensare con la propria testa e agire da uomini liberi. Resistenza e libertà sono due parole che stanno molto bene insieme, resistere per mantenere le libertà acquisite nel corso di 60 anni di storia. Siamo nel mezzo di una crisi angosciante, e non è solo quella economica. Siamo dinnanzi ad una crisi sociale e culturale senza precedenti. Un declino iniziato molti anni fa che si è palesato del tutto con la crisi economica culminando in lotte tra poveri, nel razzismo e nell’intolleranza che stanno distruggendo il nostro tessuto sociale. Siamo bombardati da slogan, abbiamo abbassato la nostra soglia di attenzione e rischiamo sempre più spesso di essere superficiali. La cultura della “cura al proprio orticello” ci ha portato qui, la politica ha perso la lungimiranza di saper pensare al futuro. Viviamo tutti per il presente. Ma il futuro arriverà e a farne le spese probabilmente saranno i nostri figli, dobbiamo provare a dar loro un futuro migliore del nostro. Non so se ci riusciremo ma abbiamo il dovere di farlo.
Quelle esperienze nascondono il significato vero della vita e della sua importanza. Mia nonna è stata messa in fila pronta ad essere fucilata, era piccola, troppo per riuscire a cogliere quello che stava succedendo ma non potrà mai dimenticare l’espressione di sua madre e dei suoi paesani. Poi un generale tedesco particolarmente generoso ha deciso di non applicare la regola del dieci per uno. Io sono figlio di quella piccola parte di storia. Proviamo a riflettere su questo. Ognuno di noi ha esperienze familiari da ricordare. Facciamolo oggi e ripromettiamoci di farlo più spesso in futuro.
Come potete immaginare io sono tesserato all’ANPI, reputo quella tessera una delle più significative. Perché oggi l’antifascismo è un valore da preservare. Così come la resistenza ma non solo per il suo significato storico. Resistere oggi significa lottare per quello che abbiamo, per mantenere delle condizioni di lavoro accettabili e annessi diritti, significa pensare con la propria testa e agire da uomini liberi. Resistenza e libertà sono due parole che stanno molto bene insieme, resistere per mantenere le libertà acquisite nel corso di 60 anni di storia. Siamo nel mezzo di una crisi angosciante, e non è solo quella economica. Siamo dinnanzi ad una crisi sociale e culturale senza precedenti. Un declino iniziato molti anni fa che si è palesato del tutto con la crisi economica culminando in lotte tra poveri, nel razzismo e nell’intolleranza che stanno distruggendo il nostro tessuto sociale. Siamo bombardati da slogan, abbiamo abbassato la nostra soglia di attenzione e rischiamo sempre più spesso di essere superficiali. La cultura della “cura al proprio orticello” ci ha portato qui, la politica ha perso la lungimiranza di saper pensare al futuro. Viviamo tutti per il presente. Ma il futuro arriverà e a farne le spese probabilmente saranno i nostri figli, dobbiamo provare a dar loro un futuro migliore del nostro. Non so se ci riusciremo ma abbiamo il dovere di farlo.
Gianluca Di Marzio
Nessun commento:
Posta un commento