Una scuola di tutti e per tutti

Alcune volte ci facciamo prendere da un ingranaggio composto di meccanismi -talmente lubrificati e scorrevoli- che ci portano a fare delle scelte semplici, normalissime (in un certo senso naturali) ma che pensandoci un momento hanno delle conseguenze sociali e “politiche” da non sottovalutare. Una di queste è la scelta di iscrivere a scuola o all’asilo i nostri figli o nipoti.
 
Può sembrare strano che un sessantenne con nessun legame alle strutture scolastiche riolesi tenti di fare alcune considerazioni a proposito della scuola ma forse non è così fuori luogo come sembra. La scuola intesa come principale agenzia di sviluppo e crescita per i giovani cittadini deve interessare tutti, soprattutto in quanto contribuenti: anche chi non ha parenti stretti tra gli utenti ne è coinvolto.
 
La situazione riolese è senza dubbio nella norma regionale e nazionale: la differenza sostanziale –andando a guardare sotto la superficie delle cose-  è che in una piccola realtà come la nostra ci si può rendere conto di persona in maniera evidente della situazione.
 
Prendiamo le due Scuole dell’Infanzia:  i dati evidenziano che tra gli iscritti a quella privata (“le Suore”) e la scuola pubblica (“la Statale”) esiste una forte differenza nella proporzione tra i bambini provenienti da famiglie di origine italiana e quelli provenienti da paesi di origine slava o extraeuropea; se poi andiamo ad osservare quello che accade a livello di scuola elementare o media, nella corriera che parte tutte le mattine per Imola per accompagnare alcuni bambini e bambine ad una scuola privata la percentuale di studenti stranieri è quasi nulla.
 
C’è un evidente pericolo sotteso in questo ed è proprio per fugare questo pericolo che, secondo il mio parere, lo Stato, le Regioni, i Comuni ed anche i Cittadini –genitori e non- devono fare la scelta di preferire la Scuola Pubblica, impedendo di togliere dal sistema fondi ed energie per impegnarli in investimenti oculati e rilevanti nella formazione e nella specializzazione dei docenti. Dobbiamo evitare la strisciante tentazione a separarci, a chiuderci sempre di più fra noi.
 
Questi che ora sono bambini, arrivati assieme alle loro famiglie (o in alcuni casi nati qua) con tradizioni, culture, lingue diverse dalla nostra, cresceranno tra loro e continueranno a sentirsi diversi e stranieri tra noi. Bisogna che a loro e alle loro famiglie si faccia comprendere che tutte quelle cose che per noi sono diventate naturali e di diritto - come la sanità, la scuola, la casa, le ferie, il contratto di lavoro - non sono piovute dal cielo come regalate dalla provvidenza: al contrario sono costate sacrifici, lotte, scioperi, a volte anche morti.
 
Solo vivendo insieme potremo condividere obiettivi comuni per continuare una crescita sociale e civica e portare avanti ciò che  abbiamo ereditato dalla nostra cultura, dalla nostra storia e anche dalla religione. Il modo migliore per mantenere viva una storia è raccontarla a chi ancora non la conosce, non continuare a ripeterla a chi già ne fa parte.
 
In questo modo potremmo provare a scongiurare quanto adesso succede - combinando malessere giovanile, mancanza di integrazione e incertezza nel futuro - nelle periferie di Parigi, Londra e in qualche modo anche in Italia. Non succede solo a Milano o a Roma e potrebbe in futuro accadere anche qui da noi.
 

Credo che la Scuola Pubblica possa fare questo. Credo che non debba essere “declassata” proprio da noi cittadini a scuola degli altri, dei diversi o di chi non ha altre possibilità. Credo che debba essere la Scuola di tutte le realtà sociali, culturali e religiose presenti nel territorio, che tutti noi cittadini la si debba pretendere consona alle esigenze delle famiglie e dotata di mezzi per creare le condizioni per un’evoluzione culturale arricchita e multietnica a cui immancabilmente andremo incontro ma che, nella sua fase iniziale, stiamo già vivendo.
 

Angelo Muccinelli

1 commento:

Alice Baldassarri ha detto...

Giustissimo! La scuola pubblica è il migliore strumento di integrazione a nostra disposizione! Ma allora perchè la Finanziaria 2010 prevede 130 milioni di euro per le scuole private?