I giorni scorsi è crollato un muro a Barletta ed ha sepolte 5 vite.
Cinque vite, persone in carne ed ossa, non numeri, che avevano le loro famiglie, le loro passioni, le loro aspettative di vita, le loro speranze.
Cinque vite in carne ed ossa, come tante volte dai bollettini dei giornali e telegiornali non riusciamo nemmeno più a percepire.
Non è stato solo il crollo di un muro fisico, fatto di mattoni e di cemento (poco) , ma il crollo di un muro che ha squarciato la quotidianità, quel muro che sempre più si stà alzando per nascondere la realtà di un Paese a cui mancano prospettive, il muro dell’indifferenza che consente alle persone di morire per meno di 4 euro all’ora, in laboratori che tutti conoscono ma che nessuno vede.
Il muro della disperazione che ti porta a lavorare per poco senza chiedere contratti, garanzie , tutele, sicurezza, perché pur essendo sfruttata, un lavoro ce l’hai, una mano in casa puoi darla, puoi permetterti di fare un regalo ai tuoi figli o magari un sabato al mese ti puoi concedere una pizza con gli amici e la famiglia.
Il muro, che in nome delle difficoltà economiche, elevando la flessibilità all’ennesima potenza, in diritti, in stipendio, in luoghi di lavoro, precari come chi vi è sfruttato dentro, dobbiamo accettare.
Il muro che si alza per nascondere l’unica cosa in espansione nel nostro Paese, il lavoro nero, che vede coinvolte le fasce più deboli della società, le donne ( a Barletta è toccato a loro), i giovani , gli immigrati, che stanno vivendo una vita da precari e precaria, perché senza regole, senza diritti, senza tutele , viene a mancare anche il diritto alla vita.
Il muro della vergogna, che nascondeva persone che lavoravano dove non avrebbero dovuto lavorare, in condizioni che la nostra società ha creato negli ultimi 20 anni , da una parte è diventato il Paese dei SUV, delle auto di lusso, degli sprechi, dall’altro si sta creando il Paese delle povertà, delle sofferenze, delle esclusioni.
Il muro che vede ghettizzare la dignità del lavoro, che la estromette dai laboratori, dalle piccole aziende, con l’indifferenza del governo e degli organi che dovrebbero controllare, ma anche nelle grandi aziende , grazie al governo che attraverso un articolo 8 di una tante leggi finanziarie di quest’estate, ha reso più facile licenziare, precarizzando ancor di più il mondo del lavoro, e nella precarizzazione sappiamo bene che cresce l’illegalità, forse a qualcuno non dispiace questo.
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